Lo sguardo delle muse: 16 artisti ‘sull’enigma femminile dell’arte tra natura, mito e scienza’

LO SGUARDO DELLE MUSEL’enigma femminile dell’arte tra natura, mito e scienza è la mostra in esposizione fino al 12 settembre 2021 presso i locali di Palazzo Ferrari, a Parabita, in provincia di Lecce. Il progetto vede la partecipazione di 16 artisti provenienti da diverse regioni italiane e da altri paesi europei e rappresenta una continuazione iniziata già lo scorso anno con l’esposizione Mater Nostra, che, sempre a Parabita, aveva contato su una serie di opere realizzate da 28 artiste.

Lo sguardo delle muse affonda le sue radici nell’ideazione e nella cura di Franco Cipriano (Artlante, studi e iniziative per l’arte contemporanea), nel contributo storico e critico di Andrea Del Guercio (Accademia di Belle Arti di Brera, Milano), Storico dell’arte, e di Beatrice Salvatore, Critico d’arte, e culmina la sua verbalizzazione nel catalogo i cui testi sono a firma di Daniela Calabrò (Università degli Studi di Salerno), filosofa.

Il titolo della mostra riconduce immediatamente a un’inversione della polarità dell’ispirazione. Non più la contemplazione per la creazione attraverso l’invocazione delle eliconie, ma la sovrapposizione, l’intervento diretto dell’invocato stesso. Non più il battesimo della tensione per mano della benevolenza divina, ma il ritorno, forse l’inizio, di quello che non innesca soltanto l’induzione alla creazione, ma in qualche modo affonda quel potere dentro la tensione contemplativa.

Gaetano Di Riso – Era radice

“Dalla pittura d’immagine alla pittura segnico-formale, dalla ricerca fotografica alle pratiche installative e di video arte, la mostra configura un percorso di sguardi sulle differenze delle operare artistico, in quanto ‘pensiero del visibile’, ‘materia di senso’, ‘tecniche generative di linguaggio’. Si evidenziano le persistenze e le mutazioni del senso stesso dell’opera, declinata su molteplicità del fare immaginativo come ‘gesto esperienziale e  ‘produttore’ di alterità del pensar vedendo.”

Franco Cipriano

Mena Rusciano

Il doppio versore della segmentazione emerge da alcune opere nella rappresentazione di meccanismi in cui le parti dell’impianto artistico agiscono su se stesse e tra se stesse in un apparente circuito chiuso, come si può percepire osservando Maram. In Dafne y Selene, invece, si esplica la codificazione in separazione di elementi-organismi, o di parti di essi, che si ripetono in sequenze logiche (o illogiche) ad allegoria di quella normativa caotica, anch’essa soltanto apparente, che regola la natura e gli epiloghi destinati alle sue creature. Una mitologia dell’ancestrale in cui gli estremi lineari della nascita e della morte confinano l’andamento irregolare dei traumi felici e infelici che violano quella linearità in nome di quella drammatica tragedia estetica che si consuma in seno alla natura.

Frammentazione, stavolta con rimandi del sacro, che rinviene anche nelle composizioni di Daniela Conte e nelle sovrapposizioni di Pier Paolo Patti, anch’esse, come in Salvatore Vitagliano, dedite a un’analisi “clinica” dello sguardo, sia pur attraverso strumenti e percorsi di diversa provenienza.

Dafne y Selene – Per restituire

I posizionamenti di Michele Giangrande paralizzano una forma cupa e impenetrabile di realismo magico, laddove il tempo, anch’esso in frammentazione, è velato da un commentario in strati in cui il passaggio della violazione alla verbalizzazione cronistica dei fatti (o dei non fatti) infligge a quest’ultima un nostos primordiale di una segnica murale e irriverente.

Max Diel, invece, non disdegna la rappresentazione dello sguardo in misura diretta, moltiplicandolo dall’origine naturale dell’occhio del fotografo e da quella artificiale dell’obiettivo e direzionandolo verso l’esecuzione dell’autore dell’opera. Da lì, in dialogo astratto tra il non veduto della figura centrale del dipinto e l’immaginato dell’artista.

Michele Giangrande, foto di Giovanni De Angelis

“È nello ‘sguardo delle Muse’  – nel loro ‘desiderio originario’ di persistenza dell’arte come mondo – che i linguaggi immaginanti riflettono la loro dinamica di ricerca e di possibilità per altre forme e nuovi segni. Nel realizzarsi del gesto espressivo come generativo di ulteriore conoscenza del senso e non-senso delle cose, si attraversa vie imprevedibili che aprono a inedite visioni del fare e del percepire. È, dunque, un ‘altrove delle cose’ che l’arte, nella sua eccedenza dai sistemi prevedibili della percezione del visibile, cerca di ‘toccare’, nella meraviglia che apre a dimensioni sconosciute del ‘sentire’,  dentro e oltre lo scenario ordinario del mondo quotidiano.”

Franco Cipriano

Max Diel (dettaglio)

Riaffiora un’articolazione che rievoca l’antica formula letteraria dell’osservazione, in preda ad applicazioni talvolta ambigue e misteriose, dalle rappresentazioni pittoriche dello spiato, passando per la letteratura di Shakespeare, e alle evocazioni e alla clandestinità dello sbirciato, di quel ‘peep’ che, come teorizzato da una parte della psicanalisi, concede all’occhio la seconda forma del tocco, aggiungendo un secondo strumento al tatto. Qui, di fatto, non può sfuggire il richiamo a elementi del mito e del tragico e, come Franco Cipriano scrive nel suo testo di presentazione:

“Natura, mito e scienza sono i termini di un incrocio che nell’opera, in differenti emergenze e opzioni di linguaggio, rende la materia di senso come un ininterrotto interarsi di memoria e presente, di immanenza e trascendenza, di caso e necessità.  Attraversando i territori della ricerca s’incontrano riflessi del reale e sue trasfigurazioni, gesti metaforici, simbolici e alterazioni corporee, ‘scritture figurali’ e segni immaginativi di echi analitico-sociali e di ‘’apparizioni’ performative.”

Lo sguardo delle muse riecheggia intimamente in un sostrato che subisce e, contemporaneamente, genera i suoi influssi, per una sedimentazione in cui in maniera impercettibile si sommano gli elementi che regolano quel misterioso e antico codice della creazione.

Lo Sguardo delle Muse

L’enigma femminile dell’arte
Tra natura, arte, scienza

Palazzo Ferrari
Spazi per l’arte e la cultura
Parabita (Lecce)
1 agosto – 12 settembre 2021

Artisti:

Sara Cancellieri
Daniela Conte
Dafne y Selene (Alessandra e Dafne Ruggiero)
Antonio Davide
Max Diel
Gaetano Di Riso
Vincenzo Frattini
Michele Giangrande
Lello Lopez
Salvatore Manzi
Maram
Pier Paolo Patti
Mena Rusciano/Rinedda
Romano Sambati
Martial Verdier
Salvatore Vitagliano

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