Venezia 78. Presentazione

Green pass, mascherine obbligatorie, distanziamento, posti in sala contingentati (metà della capienza): è ancora una Mostra del Cinema soggetta a restrizioni quella che dopodomani aprirà i battenti con Madres paralelas, il film d’apertura diretto dal grande Pedro Almodóvar, che torna in concorso sul Lido dopo oltre trent’anni (Donne sull’orlo di una crisi di nervi, 1988). Tuttavia se, come l’anno scorso, l’allerta Covid è ancora alta, la selezione delle opere e gli ospiti attesi sono senz’altro degni dei fasti cui la direzione di Alberto Barbera ha abituato i frequentatori della manifestazione. Infatti, per quanto collocati nel Fuori Concorso, quest’anno non mancheranno due importanti anteprime mondiali, sotto l’egida delle major statunitensi e con il loro codazzo di star al seguito, a partire dall’attesissimo Dune di Denis Villeneuve (remake dello sfortunato e produttivamente disastroso predecessore lynchiano con le giovani stelle Timothée Chalamet e Zendaya) e proseguendo con The Last Duel, nuovo kolossal firmato da Ridley Scott e interpretato, tra gli altri, da Matt Damon, Ben Affleck e l’ormai onnipresente Adam Driver.

Quanto al Concorso, quest’anno sembra prevalere una formula quasi esclusivamente autoriale, con la quasi totale assenza di opere che, negli ultimi anni, con l’eccezione dello splendido The Woman Who Left di Lav Diaz, avevano anticipato la notte degli Oscar: basti pensare alle recenti vittorie di Nomadland, Joker, ROMA, La forma dell’acqua, tutti vincitori del Leone d’oro e poi protagonisti delle successive notti dell’Academy. Tra i titoli più intriganti della selezione ufficiale, oltre al già citato Almodóvar, spiccano senz’altro alcune opere italiane, tra autori consacrati e astri nascenti del nostro cinema. Accanto a Paolo Sorrentino, per la prima volta in concorso a Venezia con È stata la mano di Dio, targato Netflix e perciò off-limits per Cannes, e al solito Mario Martone (Qui rido io con Toni Servillo nei panni di Eduardo Scarpetta), che ha invece vanta una relazione ormai durevole con la Mostra, ci sono tre opere firmate da giovani promesse come i sorprendenti fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo (America Latina), Gabriele Mainetti, atteso al varco dopo la lunghissima gestazione e lavorazione del suo Freaks out, e un meraviglioso outsider come Michelangelo Frammartino (Il buco).

L’eterogeneità dei film nostrani è, peraltro, perfettamente corrispondente a un Concorso in cui il Pablo Larraín britannico di Spencer con Kristen Stewart nel ruolo della principessa Diana divide il parterre con The Power of the Dog, il western neozelandese di Jane Campion, i francesi Xavier Giannoli (Illusions perdues da Balzac) e Stéphane Brizé (Un autre monde), il fluviale On the Job: the Missing 8 del filippino Erik Matti, probabilmente la scelta maggiormente sui generis  della selezione, il nuovo Paul Schrader, Il collezionista di carte, prodotto dall’amico Martin Scorsese, nelle sale italiane dal 3 settembre, il giorno dopo il suo passaggio dalla Mostra.

Nella sezione “Orizzonti”, che quest’anno raddoppia con una sezione “Extra” non competitiva e la cui funzione appare ancora poco chiara, i nostri occhi sono puntati soprattutto sul bravissimo taiwanese Chung Mong-hong (The Falls), ci si deve lo splendido The Sun, l’egiziano Mohamed Diab (Amira), autore in passato del potente Clash, l’ucraino Oleg Sentsov (Nosoris), scrittore e regista politicamente impegnato, condannato dalla Russia a vent’anni di reclusione, il giapponese Inu-Oh di Masaaki Yuasa, che unisce due caratteristiche che, purtroppo, solitamente non trovano molto spazio da queste parti: la nazionalità nipponica e l’animazione.

Da non perdere, infine, la sempre fervida “Settimana della Critica”, che vede quest’anno il debutto della nuova Delegata Generale Beatrice Fiorentino, giornalista de “Il Piccolo” di Trieste, e che è da sempre uno dei polmoni verdi della manifestazione. Tra i titoli in catalogo, segnaliamo Mondocane di Alessandro Celli, racconto distopico ambientato a Taranto che è anche il nuovo film prodotto da Matteo Rovere e la sua Groenlandia, qui insieme alla Minerva Pictures di Gianluca Curti, con Rai Cinema.

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