“Post mortem” di Pablo Larraín: la banalità del male

Risultati immagini per post mortem larrainPost mortem è la seconda parte della trilogia che Pablo Larraín, intelligente e lucidissimo cineasta cileno nato nel 1976, uno dei massimi registi della sua generazione, ha dedicato alla dittatura del sanguinario generale Augusto Pinochet. Se il primo film, il bellissimo Tony Manero (2008), era ambientato nel 1978, cioè in un momento in cui il potere era ormai saldamente in mano all’esercito, e il successivo No – i giorni dell’arcobaleno (2012) racconterà la fine del regime in seguito al referendum cui Pinochet fu costretto dalle pressioni internazionali (e che si concluse con la sconfitta del generale e dei suoi complici), Post mortem (2010) è ambientato nei giorni in cui avviene la presa del potere da parte dei militari in seguito alla morte violenta del Presidente democraticamente eletto Salvador Allende Gossens, avvenuta l’11 settembre del 1973. Come si sa, fu un colpo di Stato, ordito dal capo dell’esercito con la cooperazione del Governo degli Stati Uniti d’America, guidati da Nixon e dal suo Segretario di Stato, Henry Kissinger, il quale proprio quell’anno fu scandalosamente insignito del Premio Nobel per la pace.

Allende fu troRisultati immagini per post mortem larrainvato morto all’interno del Palazzo della Moneda, l’edificio presidenziale dal quale il 3 aprile 1987, in visita di Stato, Karol Wojtila, dimostrando una drammatica acquiescenza nei confronti di Pinochet, si sarebbe poi affacciato per salutare la folla, con accanto il feroce dittatore. Nel raccontare quei giorni convulsi e drammatici, Larraín sceglie un tono ed un linguaggio tutt’altro che enfatici mescolando la Storia ufficiale con la storia di un piccolo impiegato, una sorta di “uomo senza qualità”,  che conduce un’esistenza grigia e banale, e il cui lavoro è quello di funzionario presso l’obitorio dove vengono trasportate le vittime dei massacri che la dittatura incipiente sta perpetrando nelle strade. Il compito del protagonista, Mario Cornejo, interpretato da Alfredo Castro, attore-feticcio del regista, è quello di trascrivere i verbali delle autopsie, sotto la dettatura di un medico ignavo, complice e compiacente, incapace di qualsiasi gesto di ribellione. La vicenda del film era stata ricavata da Larraìn da un articolo di giornale in cui si raccontava  di quest’uomo che aveva presenziato, tra le altre, all’autopsia sul corpo di Allende la cui morte, nei documenti ufficiali, venne archiviata come “suicidio”.

Risultati immagini per post mortem larrainPresentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia nel 2010, senza ricevere alcun riconoscimento (la Giuria presieduta quell’anno da Quentin Tarantino attribuì inopinatamente il Leone d’oro all’insulso Somewhere di Sofia Coppola, compatriota dell’autore di Pulp fiction), Post mortem è un’opera scarna ma profonda, sgradevole ma necessaria, che scava a fondo dentro la coscienza dello spettatore. All’inizio si assiste alla semplice storia di un piccolo individuo alla ricerca dell’amore ma poi, come il protagonista, anche noi veniamo fatti scivolare inesorabilmente dentro i gironi infernali dell’obitorio, che diventa mano a mano un vero e proprio lager. L’amore si trasforma in orrore, dalla visione di uomini e donne che si accoppiano si passa all’ammasso di corpi inermi, inerti, senza vita, trasportati come oggetti sopra i carrelli degli ospedali, che percorrono corridoi scuri e angusti. Post mortem è infatti proprio questo: un film di corpi e di anime, di corpi straziati che diventano la perfetta sintesi icastica di un Paese che sta per putrefarsi, e di anime implose, schiacciate dalla violenza del mondo e destinate o alla morte o ad una sorta di decomposizione morale, ad una lenta quanto inesorabile consunzione dello spirito.

Risultati immagini per post mortem larrain immaginiAl centro della narrazione non c’è il colpo di stato dei militari, delle cui violenze il film ci presenta soltanto gli effetti: il cuore di Post mortem è l’apatia morale, il silenzio e l’indifferenza complici, la difesa e la protezione del proprio infimo spazio fisico ed esistenziale, la devastante e colpevole acquiescenza di fronte alla violenza degli uomini e della Storia. Come i grigi burocrati del Terzo Reich, i funzionari dell’obitorio si limitano ad eseguire gli ordini dei militari, di coloro che tra poco saranno al comando della nazione, mentre sul volto del tiepido Mario Cornejo, alla notizia che il Presidente Allende si sarebbe ammazzato, si affaccia un sorriso, forse un ghigno. Quasi ad ignorare il fatto che l’autopsia di quel cadavere crivellato di colpi avrebbe significato condannare a morte e fare a pezzi per sempre anche la propria storia. E’ un grande film Post mortem, una delle opere fondamentali degli ultimi anni, che viene a ricordare anche all’odierna Europa dilaniata che, come mostra lo sconvolgente e indimenticabile finale, far finta di niente davanti ai morti equivale a murare non soltanto loro ma anche la propria coscienza.

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