Ciro
Sono Ciro e mi sono rotto le palle. Ho quarantaquattro anni. Un lavoro che mi permette di avere a casa un abbonamento a Sky e a Netlflix, una buona macchina, un buon guardaroba e qualche bottiglia di vino. Ho una compagna di un paio d’anni più giovane di me con la quale si fa l’amore una volta al mese quando va bene. Guardo le serie tv in lingua originale con i sottotitoli, compro esclusivamente musica in vinile per lo più su Amazon. Per il resto vado a cinema e leggo. Riassumendo: questo è, questo sono. L’ultima serie che ho visto è stata The night of, l’ultimo disco comprato è stato quello dei Tinariwen, l’ultimo libro letto è stato XXI secolo di Paolo Zardi, l’ultimo film Manchester by the sea. Mi piace quando sono con amici o semplici conoscenti parlare delle mie passioni: è uno scrittore potente, l’ultimo dei Tinariwen è di una bellezza unica. La verità è che mi sono rotto le palle, mi sono rotto le palle di me.
Mi sono rotto le palle di questo accumulo, di dover riempirmi di cose per occultare la verità. La verità è che gli scrittori mi stanno sul cazzo, i musicisti mi stanno sul cazzo, gli attori, i registi, quelli che scrivono i sottotitoli mi stanno sul cazzo. Pure io mediamente non mi sono simpatico. Sto generalizzando e credo sia una cosa molto sbagliata. Ci sono persone e persone. Non è vero che mi stanno sul cazzo, è vero che in molti momenti, l’arte, come si dice, mi ha salvato la vita.
Una sera, in una libreria nella città dove abito, c’è stata la presentazione di un libro di Paolo Zardi e sono andato a sentirlo. Alla fine mi sono anche fatto firmare la mia copia e scambiato quattro parole con l’autore. No, Zardi non mi sta sul cazzo. Ecco, non so perché ho detto così degli scrittori. Alla fine sono solo io a starmi sul serio sul cazzo. Ho perso l’ironia, prima su facebook, scrivevo cose spiritose. Ora su facebook condivido solo canzoni.
L’ultimo anno è stato brutto. Non è successo niente. I miei stanno bene, con la mia compagna le cose procedono, il lavoro per quanto ripetitivo mi regala qualche soddisfazione. Mi pare di poter dire che è dal luglio dello scorso anno che qualcosa è cambiato. Quel pomeriggio sono uscito dall’ufficio e mi sono fatto venti chilometri per andare in quel negozio. L’ho scelto con cura, ne avevano molti. Ma quando l’ho infilato ho capito che era lui.
Il prossimo mese sarà un anno che indosso il parrucchino. Ha la riga sul lato destro. Mi calza alla perfezione e sul serio nessuno si accorge che sono capelli posticci. Mai avuto complessi sulla mia calvizie, mai. Dopo averlo comprato lo lasciai subito in testa. Entrai in un bar a prendere un caffè. Parlai con il barista cercando di scrutarlo, volevo capire se osservasse i miei capelli nuovi. Niente.
Mi sono rotto le palle perché non riesco a indossarlo tutti i giorni come vorrei, Marta mi prenderebbe per pazzo e i colleghi anche. Da un anno ogni due fine settimana fingo di dover andare fuori per lavoro, invece vado in città che non conosco, prendo una camera in qualche albergo e per quarantotto ore vivo la mia vita con i capelli. Niente serie tv, niente musica, niente di niente. Quando capita di conoscere qualcuno mi faccio chiamare Matteo. Matteo ha i capelli e non si è rotto le palle di niente.
Oggi è giovedì, sono le dieci del mattino. Stasera guarderò Billions con Paul Giamatti.
ooooh, Matteo, finalmente ti si legge di nuovo!