‘La mustang rossa’, il romanzo generazionale di Elisabetta Villaggio

di Stefano Pignataro

Ereditata da suo padre Paolo che, oltre ad essere l’attore eclettico che conosciamo, era anzitutto un valido e colto scrittore che fece propria la tradizione di Gogol, Elisabetta Villaggio affida a un suo stile di scrittura elegante, fluido e ricercato (in particolar modo quando l’autrice si cimenta nella rappresentazione delle peculiarità dei personaggi e del loro rispettivo ambiente) una storia che accompagna il lettore in un’America degli anni Ottanta osservata e vissuta con gli occhi svegli e accattivanti di due ragazze molto legate, ma ben diverse fra loro.

Per raccontare la sua storia lineare, semplice, pensata e strutturata senza una trama eccessivamente complessa, ma congegnata su un preciso gioco di ricordi, flashback e osservazioni anche intime sulle rispettive personalità di ognuno dei protagonisti, l’autrice, non a caso, ambienta La Mustang rossa (La ruota Edizioni, 2016) in quegli anni Ottanta che, nell’immaginario collettivo, hanno rappresentato per una generazione, ma anche per quelle che si sarebbero succedute, gli anni della moda e del look, “gli anni di Ronald Reagan”, gli anni in cui il Presidente giunto dall’Illinois avrebbe riportato l’America ai suoi anni migliori, una potenza industriale mondiale, senza rimuovere l’ottimismo, speranza che i tragici anni del Vietnam avevano rimosso dall’immaginario. Scomparsi gli hippie degli anni Sessanta, erano giunti gli yuppies, simili di nome ma non certo di abitudini, giovani aggressivi il cui unico progetto e obiettivo era il successo a tutti i costi, anche con l’utilizzo di mezzi illegali. Presidente che legò il suo nome alla liberalizzazione e alla cosiddetta “deregulation”, Reagan fu artefice di una politica di mutamento dei costumi mai vissuta precedentemente dagli americani. La storia de La mustang rossa, ambientata alla fine di quegli anni mirabolanti, precisamente nell’aprile 1988, potrebbe essere definito o presentato come un romanzo, ma anche un diario di bordo intimo scritto dalla protagonista in diversi momenti della sua esistenza da auctor agens o da narratrice della storia, della sua storia a una sua ipotetica nuova (e vera) famiglia.

La storia vede protagonista la bella Alex, affascinante ragazza non comune, ricca di interessi e di voglia di realizzarsi, di non conformarsi a una massa che vede piatta e a una vita molle e ripetitiva. Producer di video musicali, segnata, in qualche maniera, da una storia di famiglia non facile, ma su cui può contare nei momenti di spaesamento, nel rapporto di risentimento-affetto verso la madre, Alex si ritroverà a condividere la storia di un progetto musicale e professionale con un’altra ragazza, Maria, con la quale non condivide nulla. Maria, infatti, non possiede la prestanza fisica, il fascino, le doti affabulatorie, la grinta e la passione dell’amica, qualità che hanno portato la giovane produttrice musicale amante del rock a frequentare anche artisti di un certo calibro che affollano i Miller Studios.

L’altra protagonista del romanzo è una ragazza messicana con due bambini da mantenere e che lavora in un bar che funge anche da mensa. Così, riesce nell’impresa di affascinare quella ragazza-turbo e di venire coinvolta nella realizzazione di spot pubblicitari e di video musicali tra Highland Avenue e Santa Monica  Boulevard. Il rapporto tra Alex e Maria va rafforzandosi nel corso della storia, tra una confidenza e un’altra, tra un aneddoto personale e un consiglio comportamentale. A far da cornice a questa sorta di rapporto a due contro l’intero mondo, figure pittoresche, esotiche e ben definite, come Bob, capo degli studios e del gruppo rock formato da Micheal e Anthony, che vorrebbero farsi notare nello sterminato e complesso contesto musicale di quegli anni.

Elisabetta Villaggio, avendo il dono di una scrittura leggera e piacevole, è molto attenta a non perdere il filo delle vicissitudini della storia. Autrice sensibile e figlia di una tradizione cinematografica che conosce il gusto del pubblico raffinato e colto, che non si accontenta di una bella storia, ma che ricerca emozioni, considerazioni e un tratteggio personale che enuclea un’intera connotazione caratteriale, la scrittrice accompagna il lettore in un viaggio sulla Mustang rossa delle protagoniste in una vita che sembra serena sino a quando una decisione inaspettata sconvolgerà le loro vite. Come l’aria, della cui importanza vitale ci si accorge solo quando viene a mancare, anche quella vita squallida viene a un certo punto rimpianta da Maria che, rea di aver aderito ad un piano troppo lontano dai suoi principi, si trova in una circostanza che non può reggere, ma che diverrà tollerabile grazie all’intervento di una sconosciuta a cui, come era accaduto anche per Alex, aveva riservato un trattamento iniziale di diffidenza dovuta ad un pregiudizio e a un complesso di inferiorità. Un complesso di inferiorità che ha rappresentato per tutta l’esistenza e per tutta la vicenda il suo marchio e la sua dannazione.

E’ difficile discernere, leggendo La Mustang rossa, chi sia l’autentico protagonista del racconto. Certo, Alex racconta le sue avventure, anche se non in prima persona (l’autrice, descrivendo le sue azioni con un tale trasporto, crea la suggestione di un dialogo), ma se non vi fosse, a corollario di tutto, una seconda protagonista e gli altri personaggi che compongono il tutto, la storia potrebbe avere percezioni e connotazioni diverse. I personaggi descritti ne La Mustang rossa rispecchiano una realtà microcosmica di una dimensione più grande di loro ma che, nonostante tutto, affrontano e vivono. In quest’ordine, il ruolo della famiglia acquisisce una particolare importanza nella vicenda e nell’economia della storia. Per Alex, ad esempio, essa risulta essere una sorta di utopia poiché, non avendone mai avuta una, la ragazza la ricerca in diversi rapporti volti a trovare un uomo che, forse, le faccia inconsciamente sia da padre che da marito, Maria, al contrario, una famiglia ce l’ha (due figli piccoli da mantenere e da crescere in mezzo a molteplici difficoltà, anche esistenziali) ma quello che cerca è la semplice tranquillità per godersela.

Una storia, La Mustang rossa, che delinea aspirazioni, sogni di più generazioni, non divisi da confini nazionali o ideologici.

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