Intervista a Paolo Costa, autore di “Puoi sentire la notte?”: “Un dolore ti fa crescere e ti fa maturare più in fretta”

di Christian Coduto

Paolo Costa è nato Trapani, nel 1997. E’ studente di Mediazione Linguistica e Interculturale all’Università degli studi di Palermo. Si occupa di traduzioni per conto di autori americani che hanno scelto la strada del self publishing. Ha da poco pubblicato Puoi sentire la notte? (Milena Edizioni, 215 pagine), il suo romanzo d’esordio.

Ci ritroviamo nei pressi di via Foria. “Siamo a Napoli, mi farebbe piacere mangiare una pizza, vediamo se è davvero buona come si dice in giro”. Scelgo un localino più piccolo, più decentrato, meno affollato. Ci sediamo e iniziamo la nostra chiacchierata.

Paolo, quando nasce il tuo amore per la scrittura?

Sono innamorato della scrittura da quando sono nato. Già durante il periodo delle elementari mi divertivo a scrivere racconti al pc. Sai, li stampavo e li conservavo gelosamente. Era la mia collezione privata che, purtroppo, è andata perduta durante alcuni traslochi che ho fatto. È un amore che è stato coltivato nel tempo: è stata la mia maestra delle elementari, in primis, a incoraggiarmi, ma anche i miei genitori e mia zia mi hanno spronato a continuare. Durante gli anni delle medie ebbi un attimo di allontanamento: si cresce, inizi nuove amicizie, ti appassioni allo sport, ma con l’inizio del Liceo questa passione è ritornata in maniera impetuosa.

Mi guarda con un atteggiamento di sfida. Ma è estremamente ironico e divertente.

E’ da poco uscito il tuo primo romanzo, “Puoi sentire la notte?”. Ti va di parlarcene?

“Puoi sentire la notte?” è un progetto al quale ho lavorato per diversi mesi: in realtà la prima stesura risale al 2015. Ho deciso di auto pubblicarlo nel 2016, ma gestire l’intero sistema pubblicitario era davvero difficile, complesso. Poi ho incontrato sulla mia strada la Milena edizioni. Il romanzo è piaciuto e hanno deciso di pubblicarlo. È una storia a tema lgbt, indirizzata ad un pubblico di giovani che si stanno avvicinando alla maggiore età. I protagonisti sono Kevin e Stefano, due ragazzi totalmente opposti, che cercano di scoprirsi l’un l’altro. Attraversano un percorso per trovare la propria strada, tirando fuori il loro coraggio e imparando ad accettare se stessi.

Kevin e Stefano sono due ragazzi alla ricerca di sé. Sono giovanissimi, ma nascondono un bagaglio di dolore difficile da sopportare. Mi ha colpito, durante la lettura, il rilevare l’assenza (o il distacco) dei genitori. Credi che sia una situazione molto frequente tra i ragazzi omosessuali, al giorno d’oggi?

Purtroppo sì. Ammetto, però, che questa cosa non mi riguarda in primis. Sono stato davvero fortunato da questo punto di vista. Molti miei amici, al contrario, hanno sofferto e continuano a soffrire per questa situazione. È duro e doloroso quando i genitori ti impediscono di parlare della tua omosessualità, dei tuoi problemi. I genitori dovrebbero amare i figli per ciò che sono, non per ciò che vorrebbero loro. Però, la sai una cosa? Probabilmente, un dolore di questo tipo ti fa crescere di più e ti fa maturare più in fretta.

Molti riferimenti alle chat, ai social. Quali sono, a tuo giudizio, i vantaggi e gli svantaggi delle nuove forme di comunicazione?

Certo, i riferimenti ai social erano necessari, considerando che il romanzo è ambientato ai giorni nostri. Le chat, i social sono pane quotidiano per tutti noi, lo sappiamo bene. Beh, (ci pensa su) tra i vantaggi metterei sicuramente la possibilità di conoscere un’infinità di persone, in qualunque parte del mondo. Allo stesso tempo, però si tende ad annullare o a modificare la propria vera identità, per non parlare dei fenomeni di cyber bullismo. In generale, credo che ci sia un rapporto piuttosto equilibrato tra i pregi e i difetti. Che c’è?

Lo osservo “Allora, questa pizza? Com’è?”

“Prossima domanda?”

Ha dribblato con intelligenza e perfida ironia.

Un libro può essere di aiuto ad un potenziale lettore. Ma può essere terapeutico anche per chi lo ha scritto?

Assolutamente sì! Io ne sono l’esempio lampante! Ho deciso di scrivere “Puoi sentire la notte?” proprio in un periodo buio della mia vita: avevo terminato una storia lunga, di tre anni. Avevo il bisogno di raccontare una storia bella, di due persone che si conoscono e che affrontano insieme le difficoltà della vita. Mi ha aiutato tantissimo scriverla. Stefano e Kevin sono diventati dei miei grandi amici (sorride).

Nonostante il sorriso, lo sguardo è di quelli che trasmettono subito malinconia. Ha superato una fase molto delicata della sua vita, ma i segni rimangono ancora impressi. Porta delle cicatrici che, forse, non scompariranno mai.

Quanto c’è di Paolo Costa in Kevin e Stefano?

(Ride di gusto) Ammetto di aver scisso Paolo Costa nei vari personaggi. Probabilmente in Stefano c’è molto più di me, anche perché è un ragazzo della mia età. Il mio carattere e il mio rapporto con la famiglia li ho affidati a lui. L’insicurezza e l’insonnia li ho regalati a Kevin (ride nuovamente).

I due protagonisti del romanzo ritornano ripetutamente nel corso della nostra intervista. Fanno parte di lui, sono dei punti di riferimento.

Il libro è distribuito da Milena edizioni. Come ti sei trovato a collaborare con questa casa editrice?

Conoscevo già Milena edizioni, è una bella casa editrice. In particolar modo, sono rimasto colpito dal lavoro svolto con “Vodka & Inferno” di Penelope Delle Colonne. Ovviamente, il fatto che Moreno (Casciello, l’editore N.d.R.) fosse interessato a pubblicare il mio romanzo, mi ha emozionato tantissimo. Mi sono trovato benissimo: hanno prestato tutti molta attenzione al mio libro. Sono stato trattato con molto rispetto; è un ottimo lavoro di squadra. Ho collaborato con la splendida Sara Gavioli, che mi ha dato degli splendidi consigli ed è riuscita a fare in modo che il romanzo non venisse snaturato, rimanendo fedele a se stesso, nonostante i vari cambiamenti. Le sarò eternamente riconoscente. In aggiunta a ciò, la Milena edizioni ha una distribuzione spettacolare, il che è una cosa non necessariamente implicita, purtroppo, nelle case editrici.

Cosa augura Paolo Costa a “Puoi sentire la notte”?

Spero solo che venga apprezzato da parte dei lettori. Vorrei riscaldare il cuore delle persone che decideranno di leggerlo. Magari Stefano e Kevin diventeranno anche loro amici, perché no? (Sorride). Il libro è rivolto anche a chi non è ancora riuscito a fare un percorso di completa consapevolezza di sé, mi auguro che sia di aiuto anche da questo punto di vista.

Completa la frase: Paolo Costa vuole …

In questo momento? Andare a trovare mia nonna (scoppia a ridere). Guardando verso il futuro mi piacerebbe continuare a scrivere. Nella mia mente coesistono tantissimi personaggi che vogliono raccontare la loro storia. Vorrei che la mia vita proseguisse così: accanto alle persone che mi vogliono bene, scrivendo appunto, traducendo altri autori, sempre a testa alta, con la capacità di godermi tutte le gioie che la vita mi sta donando.

“Ora, però, me lo puoi dire.”

“Che cosa?”

“Ti è piaciuta o meno la pizza?”

Lo vedo tergiversare ancora. Evita il mio sguardo. Infine sorride: “Non è buona come le nostre arancine, ma, sì dai, può andare”. Sta mentendo perché non vuole darmela vinta, ma non importa: i suoi occhi non sanno raccontare bugie. E, in questo momento, trasmettono un calore che è tipico di una terra straordinaria, ricca di affascinanti contraddizioni e molteplici tradizioni da raccontare.

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