Intervista a Emilia Galeone, autrice di ‘Come un fior di fragola ad agosto’: “Il sesso, l’amore e i sentimenti in generale sono un percorso di sperimentazione”

Intervista a cura di Christian Coduto

Come un fior di fragola ad agosto (65 pagg., 6€) è il primo libro della neonata Officina Milena, derivante dalla nota casa editrice Milena Edizioni.

La storia narrata è quella di Edoardo, un ragazzo di diciassette anni, che vive una vita tipica dei ragazzi della sua età. L’incontro con Luigi, leggermente più grande di lui, lo porta a riconsiderare molte dinamiche della sua esistenza, con una nuova e importante consapevolezza. Edoardo si ritrova a provare un’attrazione (fisica e mentale) per un ragazzo completamente diverso da lui, in quanto più sicuro di sé, con un bagaglio considerevole di esperienze da raccontare. Piuttosto inaffidabile, certo, ma forse proprio per questo così affascinante.

“Le vidi per la prima volta. Luigi aveva delle cicatrici sulle spalle. Corte, dal tratto regolare e ammucchiate tutte sulla parte della spalla perennemente ricoperta dalle magliette … fissai gli occhi nei suoi e mi sentii pazzo quando mi venne voglia di baciarle…per me Luigi era forte, grande, viaggiava, era pieno di soldi e non aveva paura. Il Luigi che volevo essere non aveva cicatrici sulle spalle.”

Una storia a tematica LGBT (e non solo) che parla di ragazzi, scritta da una ragazza, ma che è destinata a un pubblico di tutte le età perché il mondo dell’adolescenza è quello che ci ha reso gli uomini e le donne che siamo poi diventati. Un romanzo breve, ma intenso, che profuma di tenera e generosa spontaneità, così come istintiva è l’autrice della storia, Emilia Galeone. Nata il 13 agosto del 2001 a Maddaloni e residente nei pressi di Aversa, Emilia Galeone è la quintessenza della giovinezza: vivace, spigliata, leggermente orgogliosa. Più volte, nel corso dell’intervista, me lo farà notare “Guarda che non sono un bambina, ho ben diciassette anni, io!”. Amabilmente contraddittoria, passa in men che non si dica dalla fierezza alla più candida tenerezza.

L’occasione del nostro incontro è la prima presentazione del romanzo presso la sede di Rain Arcigay Caserta, dove Emilia è una delle socie più attive oramai già da diverso tempo (“Sono la referente del Gruppo Giovani” mi dice. “Ogni sabato pomeriggio ci incontriamo in sede e affrontiamo un bel percorso di formazione, che ci permette di fare amicizia e di conoscerci meglio, in quanto parte di una comitiva e in quanto esseri umani”).

Dopo la presentazione, moderata dal noto scrittore Vincenzo Restivo (che è stato il primo a intravedere in lei un forte potenziale su cui lavorare), ci sediamo in un angolo della sala riunioni e diamo il via alla nostra conversazione.

Allora, iniziamo questa intervista … raccontaci un po’ di te: chi è Emilia Galeone?

Beh, per citare qualcuno … Emilia Galeone è piccola, rosa ed egocentrica esattamente come il primo romanzo che ha scritto (ride).

Perché la scrittura?

Sin da quando ero ragazzina, da quando frequentavo le elementari per la precisione, sognavo di scrivere. Devi sapere che adoro da sempre le materie umanistiche. Il mio scopo era … anzi è … quello di essere come i libri che leggo. Ammetto, però, che quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande io rispondevo “La veterinaria e la scrittrice” … vedi? Non è che avessi le idee chiarissime (scoppiamo a ridere). Al contempo mi rendo conto che vivere solo scrivendo sarebbe alquanto astratto, però vorrei continuare a coltivare questa passione, di questo sono assolutamente certa!

Parliamo di Come un fior di fragola ad agosto il tuo primo romanzo? Molti i temi trattati, ma quello predominante è la presa di coscienza di sé: Edoardo cresce grazie a ciò che, in maniera indiretta, gli insegna Luigi …

Come un fior di fragola ad agosto è il frutto del primo laboratorio di scrittura creativa a cui io abbia partecipato. Lo considero una battaglia vinta, ma non ancora una guerra! Guarda … più che una presa di coscienza, io parlerei di consapevolezza, anche perché consapevolezza è la mia parola preferita in assoluto. Edoardo sta vivendo la storia della sua vita e si ritrova a fare i conti con il climax, con quella parte della narrazione che scombussola i piani. Luigi è l’elemento che stravolge la sua esistenza e lo porta a porsi delle domande. Il protagonista del mio romanzo è attratto da lui, anche fisicamente.  Edoardo inizia a comprendere maggiormente il significato della realtà LGBT che, per lui, era ignoto. Fino al momento dell’incontro con Luigi, a lui non interessavano né le ragazze né i ragazzi. Ora sa che Luigi gli piace, ma non sa ancora se gli piace solo lui, i ragazzi in generale o anche le ragazze.

Le emozioni provate da Edoardo mi hanno riportato alla mente quelle di Elio, il protagonista di Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino. Alla tua età credi che ci sia sempre il giusto equilibrio tra la componente emotiva e quella ormonale?

Ho visto Chiamami col tuo nome, ma soprattutto perché tutti i miei amici ne parlavano in maniera entusiastica. Un buon film, sicuramente. Per ritornare alla tua domanda: ma assolutamente no! Gli adolescenti ragionano con gli ormoni impazziti. Ma è giusto che sia così, ti pare? È un percorso di sperimentazione: il sesso, l’amore, i sentimenti in generale. Tutto ciò serve a loro per crescere. Ognuno reagisce in maniera diversa: qualcuno con maturità, altri meno… in linea generale, gli adolescenti non hanno ancora un vero e proprio equilibrio nell’affrontare le cose, ma non gliene dobbiamo fare una colpa … come si fa ad avere una stabilità emotiva ed ormonale senza aver già vissuto alcune esperienze? Nessuno nasce pronto ad affrontare la prima storia d’amore, il primo abbandono, la prima delusione, le prime cotte. Si procede un po’ per tentativi.

Se chiudessi gli occhi, penserei di trovarmi di fronte a una donna adulta … è talmente matura, saggia nelle risposte che dà. Condivido le sue idee in pieno. A fare da contrasto alle mie parole, però, ecco che inizia a canticchiare un brano a me sconosciuto. “È dei Ciuffi rossi”. Nota immediatamente la mia espressione inconsapevole “Beh, ti capisco: è roba da giovani. Se vuoi, ti passo il link di Youtube di questa canzone”. Con tanto di sorriso canzonatorio sulle labbra.

“Ridammi il cellulare!” gridavo e gli correvo dietro in giro per la classe. Tutti ridevano, qualcuno filmava addirittura la scena. Mi batteva fortissimo il cuore, avevo il fiatone, mi veniva quasi da piangere … tutto questo non sta succedendo a me, vi prego”.

Nel libro si parla di bullismo, una bruttissima piaga della vostra generazione (e non solo). Sei mai stata vittima di atti di bullismo e/o testimone di atteggiamenti scorretti nei confronti di qualche amico? Come si potrebbe affrontare questa situazione? Il ruolo dei docenti dovrebbe essere fondamentale …

Sì, parlo di bullismo, seppure in maniera marginale. Sono convinta che ci siano tanti altri libri che hanno trattato questo tema in maniera eccelsa. Credo di non aver mai incontrato qualcuno che mi abbia detto di non aver mai sentito parlare di bullismo. Sia in quanto vittima, sia in quanto carnefice o anche solo in qualità di spettatore. Il bullismo è qualcosa che vivi, soprattutto tra le medie e le superiori. È una piaga che non vuole andare via, a meno che non si riesca ad educare la società in maniera differente. E tutto questo sai perché accade? Perché se ne parla troppo, ma si fa sempre troppo poco.

Qual è il libro della tua vita e perché?

Non saprei risponderti perché io, di vita, ne ho ancora vissuta poca. Non mi sento ancora una persona completa. Presa dalla foga, potrei buttarti lì un titolo che mi sembrerebbe adatto al momento, ma poi sarei costretta a cambiarlo…boh, la settimana prossima! Ho ancora così tante cose da vivere e da fare… tutti i libri che leggo mi lasciano qualcosa, sia in positivo sia in negativo. Quando questo accade, credo che la lettura non sia mai vana.

In un secondo momento, però, mi rivelerà di avere una grande passione per autori quali Murakami, il già citato Vincenzo Restivo e il ferrarese Stefano Bonazzi.

Se un giorno il libro dovesse diventare un film, quali attori sceglieresti?

Non vorrei che questo libro diventasse un film (la guardo incuriosito): in primis, è molto breve e, al massimo, potrebbero trarne un cortometraggio. In aggiunta a ciò, credo che ci siano alcuni libri che debbano rimanere tali: vanno gustati e vissuti solo in quanto libri. Come un fior di fragola ad agosto è nato come libro e rimarrà tale.

Questa sua sicurezza mi lascia perplesso. È davvero così certa di ciò che le riserverà la vita? È già così pronta a far sì che alcuni sogni rimangano tali? I suoi occhi, al contrario, rivelano delle piccole ed umane paure.

Forse, ha solo bisogno di pragmatizzare il tutto per non ricevere delusioni.

Come ti sei trovata a collaborare con Officina Milena?

Mi sono trovata davvero bene. Si è creato un dialogo immediato con Moreno (Casciello, l’editore ndr). In più la sede è a Caserta, il che ha permesso un contatto più semplice. Ho avuto la libertà di parlare, esprimere la mia opinione, proporre cambiamenti relativi alla storia. Il mio spazio creativo è stato rispettato e, di questo, sono assolutamente contenta.

Terminiamo con un piccolo omaggio al simpatico Marzullo: fatti una domanda e datti una risposta

Perché mi dovrei fare una domanda e darmi una risposta? Fattela tu (e scoppia a ridere)

Dispettosa fino alla fine. “Ma lo sai che sei proprio una ragazzina vivace?”

Si irrigidisce “Non sono una ragazzina …”

Sì, lo so lo so, hai già 17 anni Emilia Galeone.

Non me lo sono dimenticato, davvero.

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