David Bowie, Wild Is The Wind

di Alfonso Tramontano Guerritore

 

Il tempo va intrattenuto e fermato. Contro l’eco che arriva dai panorami, dai banchi di un bar, dalle lancette e dai sedili passeggero. Lo diceva la bellezza in una delle sue forme di persona, mentre richiamava compagnia, e si toccava i capelli scompigliati, guardandosi il rossetto e la barba cancellata con cura. Ha fatto questo per anni, lei, seminandosi il deserto intorno, tenendo testa alle sue mutazioni e alle stagioni ormai confuse. Uno per volta gli accompagnatori perdevano amore, lei li scalciava oppure, semplicemente, d’un colpo li guardava attraverso, puntando ad un altro niente, aspettando fedele una nuova comparsa. Ora inquieta tiene tra le dita un bicchiere o una boccata, mischia tabacco e caffè, disegna con le labbra e il respiro bolle alcoliche, fatte col miglior vino rimasto. Tutto per un punto di compagnia. Da lì comincia la storia. Il racconto di ogni bellezza. Fatto di volta in volta, da chi l’aveva vista e sentita, prima che scomparisse. Raccontata dalla voce di Nina, dal riverbero del vento. Da un film di Anna.

 

“C’era una piuma alla mercè del clima, variabile come ogni cosa. Viva eppure sempre diretta verso la morte. Fallita, come ogni cosa”

 

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