Expo 2015, “Nutrire il pianeta”? È il pianeta che ci nutre!

di Rodrigo de Castro Amédée Péret

EXPO2015 si terrà a Milano. Si presenta come un’ Esposizione Universale e “il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione” (1). In uno spazio di oltre un milione di metri quadrati, con 140 paesi, dove si prevede il passaggio di oltre 20 milioni di persone. Ciò che cattura l’occhio e sfida la coscienza, e credo che possa servire come chiave di lettura a questo evento, è il suo slogan: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.

“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, è un slogan che racchiude l’attuale logica del mercato tecnologico associato al potere dell’industria alimentare. L’incursione sempre più intensa delle innovazioni tecnologiche nel settore agroalimentare, come il consumo di bio-tecnologia, espande il dominio delle grandi multinazionali nel settore vegetale, della chimica, degli animali, e della bioinformatica.

È importante notare che non siamo noi che nutriamo il pianeta, come vorrebbe farci credere lo slogan della EXPO215, ma è il pianeta che ci nutre. Nonostante il degrado a cui è sottoposto il pianeta, nessuna tecnologia può fare a meno degli elementi della natura. Persino le nano-, le bio-, le info- e le cogno, tecnoscienze con qualsiasi retorica ad esse associate, come quella di “nutrire il pianeta”, l’intervento, il controllo, l’ingegneria, il sintetizzare, il costruire o creare, se si risale all’origine, ad un certo punto, comunque si rivela come fonte ultima la natura.

Ricordando San Francesco d’Assisi, nel Cantico delle Creature, noi diciamo: “Suora e Madre Terra che ci sostiene e governa”. La Terra è sorella e madre, e non un oggetto. La Terra è sorella perché come noi é natura. É Madre perche ci dà vita, ci sostiene. La terra è una comunità di vita. Nella prospettiva di fede, San Francesco afferma che l’essere umano è una creatura tra le creature, è una parte della creazione, e da essa dipende. Vive in una fratellanza cosmica e universale. In questo senso, il concetto contemporaneo di benessere è distante da questa concezione di San Francesco. Terra come sorella e madre, che sostiene e governa, e ci apre la possibilità di dialogare con tante altre visione del mondo, “cosmovisioni”, come il “Bien Vivir” proprio del pensiero indigeno andino. Terra come sorella e madre, che sostiene e governa, ci aiuta nella costruzione di nuove idee, insieme a tanti altri concetti e realtà come i diritti della natura, la giustizia ambientale, i beni comuni dell’umanità e della natura stessa.

Secondo la Global Footprint Network, la nostra impronta ecologica, cioè l’indicatore utilizzato per valutare la pressione umana sull’ambiente, ci fa vedere che il modelo di sviluppo egemonico, ci ha messo al di sopra dei propri mezzi di recupero, in termini ambientali. La domanda annuale di risorse utilizzate è al di sopra di quanto la Terra riesca a rigenerare ogni anno. Usiamo, oggi, l’equivalente di 1,3 pianeti ogni anno.

“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”: si tratta di dare un altro significato alla realtà. Questo non è altro che il risultato dell’esacerbazione del dualismo occidentale, segnato dalla separazione tra soggetto e oggetto, tra essere umano e natura. Il pianeta è visto come esterno, senza vita e come elemento passivo. In una fiera di affari agro-alimentare questo slogan è frutto dell’incorporazione della natura (oggetto) nel circuito di produzione/consumo/mercato per l’espansione del capitale, eliminando la generosità naturale del pianeta. Vorrebbe farci credere che la dinamica dei cicli naturali non sia importante, e che la tecnologia risolva tutto.

A questo riguardo la fiera EXPO2015 presenta la subordinazione della scienza e della tecnologia alla logica di mercato, e la loro trasformazione in beni, in merce. Qui è importante anche riflettere che la tecnologia non è un’entità autonoma. Il controllo e la trasformazione della natura non sono separati dal controllo degli esseri umani. La tecnologia si svolge all’interno di un processo dialettico di potere, che limita la loro autonomia. Se guardiamo, ad esempio, l’efficienza, che di solito è presentata come un fattore determinante per lo sviluppo tecnologico, si vede che questa è impostata su interessi sociali ed economici. Il che ci porta a capire che “gli oggetti tecnici sono anche oggetti sociali” e lo sviluppo tecnologico è “uno scenario di lotta sociale” (Feenberg, 2002) (2).

“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” è proporre il pianeta come carente e povero. È invertire la questione: non mettere in discussione quello che toglie la vitalità del pianeta, è non superare il paradigma dell’era moderna: produzione / consumo; sviluppo / crescita; proprietà / profitto /accumulo.

Così, nel tentativo di mantenere l’espansione del capitale si propone la vendita di nuove tecnologie, molte di esse ad alto rischio, quali: la transgenica, la biologia sintetica, la genomica, la nanotecnologie, la geoingegneria, come chiave per risolvere problemi come il cambio climatico, la fame nel mondo, la mancanza di energia e la perdita di biodiversità, per fare degli esempi.

La logica dell’ EXPO2015 è considerare l’irreversibilità del modello e cercare come adattarsi ad esso. Così, per spiegarci meglio, si può fare riferimento alla logica della “agricoltura climaticamente intelligente”. Essa mira in realtà di incorporare l’agricoltura nel mercato del carbonio, nella vendita di carbonio sequestrato nei terreni agricoli. Questo non è altro che proporre un’agricoltura adattata ai cambiamenti climatici e la creazione di un nuovo mercato. Qui, come un contrappunto, vale la pena ricordare lo slogan del Vertice dei Popoli Fronte ai Cambiamenti Cimatici, realizzato a Lima, in Perù, in occasione della 20° Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP20), che dice: “Cambiamo il sistema, non il clima”.

Le aziende che producono i maggiori impatti sul pianeta e violano i diritti umani, come ad esempio il diritto al cibo, sponsorizzano l’ EXPO2015.

Resta sottolineare che l’agricoltura non è un pacchetto tecnologico, ma è soprattutto una base di vita e di convivenza con i cicli della natura. Non è possibile uno sviluppo economico e sociale che si poggi sulla base di uno sfruttamento predatorio dell’ambiente e degli esseri. La giustizia ambientale e i diritti della natura ci sfidano ad una vita migliore.

Abbiamo, quindi, una sfida da affrontare, quella della lotta per la vita. Una lotta contro la privatizzazione e la mercificazione della natura, della terra, dell’acqua, dei semi, della cultura e dei saperi – dei cosiddetti “beni comuni”, dell’umanità e della natura. La sfida di ripensare il nostro rapporto con il pianeta. Un pianeta vivo, comunità di vite, dove tutto e tutti sono interconnessi e interdipendenti.

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