Caro Makhmalbaf! C’è il cinema iraniano anche in India

di Gouthama Siddarthan

C’è scarsità di storie in India?

Mentre stavo comprando il succo di frutta in un negozio lungo la strada, mi sono imbattuto in un ragazzo che allungava le braccia. Consegnandogli il succo, stavo solo guardando cosa stava facendo.Attraversò la strada e si sedette su un parapetto, dopo aver steso un giornale. Osservando i panorami e i suoni intorno con un’espressione di derisione scritta sul viso, stava bevendo il succo, le gambe incrociate.

Tieni d’occhio il ragazzo. Dietro di lui c’è sicuramente una storia. Questo è un film.

A differenza di qualsiasi altro Paese, in Iran ci sono diverse rigide regole di censura. Tuttavia, il cinema iraniano brilla per la sua qualità. Qual è il motivo? I bambini. “Sono le nostre anime reali. Crea film partendo da loro”. È quanto ha affermato Mohsen Makhmalbaf, un famoso regista iraniano, in un’intervista rilasciata a una rivista tamil.

Mentre era a Chennai per un suo progetto cinematografico, ha parlato a lungo dell’India, del cinema tamil e della natura artefatta o grottesca dei film dell’India meridionale realizzati con mega bilanci. I film iraniani presentano sottili scene estetiche che descrivono il mondo interiore dei bambini e la politica che lega le loro vite. Solo parlando del mondo interiore ed esteriore dei cittadini delle generazioni future, hanno acquisito importanza nell’arena globale.

Anch’io allo stesso modo ho seguito un bambino nella mia vita.

A casa mia c’è uno stagno. Passeggiavo lungo le rive al crepuscolo dopo il tramonto. Era piacevole sedersi all’ombra sotto gli alberi di Kikar. Mi sedevo e mi godevo i cinguettii dei passeri e i loro rapidi movimenti del corpo che brillavano mentre saltavano da un ramo all’altro.

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La massa d’acqua di fronte a me vibrava di increspature che riflettono le immagini dei fiori di stramonio che noi chiamiamo “Jimson Weed”. Mi piaceva il gioco a nascondino dei pesci che si tuffano nell’acqua, scompaiono e in un istante, innalzano di nuovo la testa in qualche altro punto. Seguivo il gioco con i miei occhi. Quando una piccola pietra quadrata cadde nell’acqua, la toccò, rimbalzò e di nuovo toccò la superficie dell’acqua solo per rimbalzare indietro … la vista di increspature che sembravano anelli e cerchi nell’acqua era di rara bellezza estetica.

Solo allora ho notato il ragazzo. A pochi metri dalla mia destra, stava fissando lo stagno. I raggi dorati e sbiaditi del tramonto gli scendevano sul viso. La borsa di libri scolastici che gli pendeva dalle spalle lo identificava come uno studente della scuola governativa. Stava guardando intensamente lo stagno. Cosa stava guardando, immobile e fermo così a lungo? Con la curiosità che mi guida, mi alzai dolcemente e mi avvicinai a lui come a spiarlo. Non si era accorto della mia presenza.

Stava scuotendo la sua scatola di strumenti per la geometria su e giù in modo che la sua immagine venisse riflessa sull’acqua. La sua faccia illuminata da ondate di sentimenti mi fece indovinare che il riflesso della scatola nello stagno doveva aver identificato qualche meraviglia dentro di lui.

Aprendo lentamente la scatola, tirò fuori un piccolo righello e continuò a cambiarne la posizione. Poi, all’improvviso, lo gettò nello stagno. Il righello che trafiggeva la corrente tremava e saltava nell’acqua, assumendo il fascino di un pesce, e infine sprofondò nello stagno. Il ragazzo rimase ad osservare lo spettacolo finché il righello non affondò lentamente, come se stesse nuotando nelle profondità dello stagno.

Dopo qualche tempo, tirò fuori dalla scatola un goniometro. Dopo averlo tenuto in mano e scosso, lo lanciò con abilità. Come una ruota, trapassò l’aria e cadde in acqua. Il ragazzo si godette la scena fino in fondo. Il goniometro, creando increspature a cascata, stava nuotando con la corrente. Successivamente, gettò le squadre, una ad una. Mentre affondavano anch’esse nell’acqua con movimenti fluidi, lui si godette anche quella vista con estrema felicità.

Successivamente, lanciò il compasso, che a sua volta evocò una scena di grande fascino estetico affondando con la sottile bellezza di una farfalla. Il ragazzo stava finalmente guardando la scatola che continuava ad agitare sottosopra. Percepii desiderio e disperazione nei suoi occhi.

Chiudendo improvvisamente la scatola, gettò anche quella nell’acqua. Crebbe una leggera tensione. Come se stesse osservando la conclusione di qualcosa, il ragazzo stava lì in piedi in armonia con la tensione. La scatola galleggiava e nuotava e infine affondò nell’acqua.

Mi piacque molto quella scena.

Quando il ragazzo decise di allontanarsi dal proprio passatempo e stava per voltarsi, mi vide in piedi dietro di lui. Il pensiero che avessi guardato tutte le sue attività, standomene nelle vicinanze, suscitò in lui un senso di vergogna e un po’ di tensione. Stava sbattendo le palpebre.

Anch’io mi sentii in imbarazzo. Mettendogli la mano sulla spalla, l’ho portato all’ombra dell’albero. Appoggiato al tronco, ho iniziato a conversare con lui.

Io e il ragazzo eravamo gli unici presenti in quel posto. Gli dissi: “La scena del tuo lancio nell’acqua è stata molto bella”. Guardandomi meravigliato, si chiuse in se stesso, con la testa piegata.

Evitando ulteriori discorsi sull’argomento, stavo solo menando il can per l’aia. Tuttavia, lo riportai di nuovo sullo stesso argomento.

Il giovane Rangasamy (così si chiamava il ragazzo) stava studiando al 7° Standard nella nostra scuola governativa.

Un test speciale era in programma nella sua scuola, in una data successiva, per selezionare i migliori studenti di matematica nelle classi superiori. Gli studenti avevano registrato i loro nomi con l’insegnante di matematica che aveva detto a tutti di preparare scatole di strumenti di geometria per il test.

Ma il giovane Rangasamy non aveva alcuna scatola. Affrontava infatti le lezioni di matematica, prendendo in prestito la scatola dal suo compagno di classe. Ma l’insegnante non era d’accordo. Quindi, per compiacerlo, il ragazzo gli disse che si sarebbe procurato una scatola prima della data del test speciale.

Tuttavia, la sua famiglia era molto povera. I suoi genitori gli avevano detto che gli avrebbero comprato la scatola di geometria entro una settimana. Col passare dei giorni, non sapeva cosa fare.

In questo frangente, il suo amico gli suggerì di pescare nello stagno e vendere ciò che pescava, e con quel che avrebbe guadagnato poteva acquistare la scatola con gli strumenti per la geometria .

L’amico gli aveva anche prestato una canna da pesca.

Il giorno dopo, il ragazzo non era andato a scuola. Al mattino, era andato nel campo di piantaggine di Naicker e aveva raccolto alcuni vermi dalla sabbia. Poiché i pesci grossi prendevano delle scorciatoie, sarebbe stato necessario catturare solo i pesci piccoli e, per quello, il lato orientale dello stagno era l’ideale.

Questo è ciò che il suo amico gli aveva suggerito.

Come suggerito dal suo amico, il ragazzo era andato allo stagno e si era messo a pescare. Ogni volta che un pesce veniva catturato nella sua esca, si sentiva felice. Ma vedere il pesce senza fiato fuori dall’acqua, gli pareva penoso.

In un modo o nell’altro, aveva catturato i pesci e li aveva venduti al mercato di Kavindapadi e fatto i soldi con i quali aveva acquistato una scatola con gli strumenti per la geometria.

Di notte aveva sognato i test previsti per il giorno successivo.

Il mattino dopo era andato a scuola solo per sentirsi dire che gli esami si erano conclusi il giorno precedente.

Sconvolto e irritato, si era ritrovato senza più idee. Non poteva concentrarsi sulle lezioni. C’era un grumo nella sua mente. Nel momento in cui finirono le ore di scuola, invece di tornare a casa andò dritto allo stagno.

Gettò gli strumenti e infine la scatola nello stagno.

La scena di tutti quegli oggetti che nuotavano nell’acqua gli era affondata nella mente come una sorta di cerimonia religiosa. Gli piaceva l’estetica del dolore che si trasformava in gioia. Ora si sentiva completamente sollevato dal peso che lo aveva bloccato.

Mentre raccontava tutte queste scene, il suo viso brillava di estasi.

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Caro Makhmalbaf!

C’è il cinema iraniano anche nel nostro paese; ma nessun regista, sfortunatamente, per rappresentarlo.

– Traduzione : Davide Mana

 

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