Il Paradiso probabilmente di Elia Suleiman, la guerra è dappertutto

Risultato immagini per il paradiso probabilmente"ES fugge dalla Palestina in cerca di una patria alternativa, ma si rende conto che la Palestina lo segue come un’ombra. Quella che doveva essere la promessa di una nuova vita si trasforma in una commedia degli errori: non importa quanta strada percorra, da Parigi a New York, c’è sempre qualcosa che gli ricorda casa. Il premiato regista Elia Suleiman ci regala una saga comica che esplora identità, nazionalità e senso di appartenenza, nella quale ES pone la domanda fondamentale: qual è quel luogo che possiamo veramente chiamare casa? [sinossi].

Risultato immagini per il paradiso probabilmente"È un lieto ritorno quello dietro la macchina da presa di Elia Suleiman, straordinario cineasta palestinese, autore di soli quattro lungometraggi in ventitré anni, assente dagli schermi cinematografici da ben sette anni. Correva infatti l’anno 2012 quando il regista prese parte al progetto di 7 Days in Havana, modesto film collettivo dove però Diary of a Beginner, l’episodio da lui diretto riusciva a elevarsi al di sopra della media. E il viaggio a Cuba costituiva, fino a oggi, l’unica incursione all’estero nel cinema di Suleiman che, nelle opere precedenti (Cronaca di una  sparizione, Intervento divino e Il tempo che ci rimane: recuperateli, se potete) non aveva mai lasciato la Palestina e la natìa Nazareth.

Risultato immagini per il paradiso probabilmente"Con Il Paradiso probabilmente, applauditissimo allo scorso Festival di Cannes dove ha ricevuto una Menzione speciale e il premio FIPRESCI sfiorando la Palma d’oro, il regista sente il bisogno di evadere da una patria sempre meno ospitale per fare un giro di perlustrazione nell’opulento e “libero” Occidente, facendo tappa prima a Parigi e poi a New York, più un’ulteriore sosta a Montréal, in Canada, dove tenta di raccogliere senza successo fondi per un nuovo film. In questa occasione sarà scavalcato dal più quotato (economicamente parlando) collega messicano Gael Garcia Bernal, amcio di Suleiman e qui in partecipazione straordinaria.

Risultato immagini per il paradiso probabilmente"Il signor ES si aggira così per due delle grandi metropoli mondiali osservando con sguardo attonito e perplesso situazioni ordinarie di vita quotidiana, dominate da un clima costante di tensione e minaccia. La violenza è ormai sul punto di esplodere in ogni luogo così come i venti di guerra sembrano soffiare da Oriente a Occidente senza soluzione di continuità. È, dunque, a suo modo un film quasi apocalittico, Il Paradiso probabilmente, sebbene a bilanciare la situazione vi sia sempre la protezione dell’angelo custode dell’ironia. Con il volto impassibile di un Buster Keaton moderno e come un Jacques Tati più sornione e compassato (e soprattutto meno attivo), Suleiman mette alla berlina le psicosi, le ossessioni, le ipocrisie e le piccole e grandi follie di questa parte di mondo, dove fanno capolino poliziotti che cercano bersagli facili (un immigrato che sbarca il lunario vendendo fiori, l’anziana proprietaria di un bar, un’attivista femen a Central Park che ha disegnato sul suo corpo la bandiera palestinese in una splendida sequenza-balletto), politiche sociali che non puntano ad altro che al mero assistenzialismo privo di progettualità, avventori di un parco pubblico incapaci di lasciare una sedia o di cederla a chi ne ha più bisogno in una delirante corsa all’appropriazione del bene pubblico.

Risultato immagini per il paradiso probabilmente"Proveniente dal Paese dei check-point e dei minuziosi controlli alla frontiera, Suleiman rileva come in ogni Paese, negli aeroporti come nei centri commerciali, vige la più stretta e rigida sorveglianza mentre sirene della polizia e suoni di allarmi sono sempre meno intermittenti e più invasivi. Il Paradiso probabilmente è un’opera gustosissima, attraversata da gag geniali in cui, come nei film precedenti, Suleiman pare ispirarsi al teatro dell’assurdo e mette in campo una catena di situazioni piene di un’intelligentissima comicità che diventa qua e là poesia. Certo, in qualche momento si avverte un sapore di già visto dando ragione a chi ritiene il cinema di Suleiman un po’ sempre uguale a se stesso, così come non mancano sketch non del tutto azzeccati (pensiamo in particolare a quello ambientato nella metro parigina, oppure al siparietto, peraltro brevissimo, con la coppia di turisti giapponesi). Tuttavia, non si può non restare ammirati da un’opera impregnata di un romanticismo intellettuale ormai quasi irriproducibile che, servendosi di un linguaggio fuori dal tempo, ispeziona con grande classe e altrettanta precisione le ansie del nostro tempo.

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