Nunzia e Nuccia Fumo, le due attrici maschera

Dino Risi, Luigi, Zampa, Vittorio Caprioli, Mario Monicelli, Elvio Porta, Eduardo De Filippo, Giorgio Strehler, Nanni Loy sono alcuni tra i registi coi quali hanno lavorato due grandi attrici napoletane che rischiano di essere dimenticate. E l’ingiustizia, già consumatasi molte volte per altri nomi che quasi nessuno ricorda più, sarebbe davvero grave.

Nunzia e Nuccia Fumo. Due donne che fanno parte della storia del teatro come poche altre attrici potrebbero rivendicare. Sorelle nate a distanza di quattro anni, nel 1913 Nunzia e nel 1917 Nuccia, e figlie dell’attore teatrale Eugenio, fondatore della storica compagnia teatrale ‘Cafiero-Fumo’, un sodalizio formato insieme a Salvatore, classe 1882 e il primo a portare in scena, a inizio secolo, quel genere che, sotto il nome di “Sceneggiata”, avrebbe aperto un varco nella cultura napoletana destinato a far parlare di sé per molto tempo. La compagnia Cafiero-Fumo ha lavorato a molte rappresentazioni dei testi di Libero Bovio e Salvatore Di Giacomo, durando fino al 1940, quando Cafiero decide di entrare nella compagnia della “Scarpettiana” del Teatro San Ferdinando diretta da Eduardo De Filippo.

Sia Nunzia (che sposerà l’attore Pasquale Malleo, alias Fiorante) che Nuccia frequentano il palcoscenico già in piccola età. L’acquisizione dei primordi linguistici del bambino, le prime parole e i primi ragionamenti coincidono con la vita in teatro. In una famiglia di artisti teatrali, di attori, di registi e di tenori, non potrebbe essere altrimenti. Se Nuccia, oltre al teatro, ha praticato molto anche il cinema, Nunzia Fumo ha lavorato in produzioni Rai di prosa televisiva, come ‘O presidente, regia di Nino Taranto, trasmessa nel 1956, Gli esami non finiscono mai di Eduardo De Filippo, mandata in onda nel 1976, De Pretore Vincenzo e Peppino Girella, sempre di Eduardo De Filippo.

La ritmica e i tempi comici di queste due attrici ha codificato un campionario di espressioni e di smorfie attoriali riconducibili a quel genere di recitazione ancora in grado di acquisire forme del volto assimilabili a quelle delle maschere. L’intarsio fluido e inafferrabile di una dinamicità dell’azione intorno agli occhi vivissimi e accesi di due attrici in grado, come poche, di armonizzare la parola, la voce e il silenzio dell’espressione. Una recitazione in contemplazione, ma mai dipendente e passiva. Pure in apparente funzionalità, tipica di certi caratteristi, la presenza scenica delle sorelle Fumo si è sempre distinta per la capacità di impadronirsi di un momento ogni volta consacrato ad affresco, in un’istantanea dai tratti teatrali anche nelle scene cinematografiche.

Il sodalizio maturato nella “trilogia” di Luciano De Crescenzo, Così parlò Bellavista, Il mistero di Bellavista e 32 dicembre, ha restituito una simbiosi che ha inevitabilmente fuso in un unico meccanismo recitativo sia Nunzia che Nuccia. Le interpretazioni, invece, nelle quali una o l’altra si sono presentate al pubblico fuori dall’insieme Nunzia-Nuccia, non si sono mai allontanate dalla norma teatrale, conducendola anche nei lavori eseguiti sul set. E alcuni esempi non sono di difficile individuazione. Il racconto del sogno in Così parlò Bellavista, la grottesca e maldestra preparazione della truffa ne Il mistero di Bellavista, l’inganno del nipote pazzo (sempre ne Il mistero) o il dialogo sullo stato civile in 32 dicembre, posizionano Nunzia e Nuccia sul palcoscenico che le ha inevitabilmente destinate a una rappresentazione di se stesse e con se stesse, in coppia o in separazione, ma sempre col motto di spirito proveniente dalle tavole del palco.

Non si esagera se, approssimando il concetto tenendo conto di un lungo processo di sviluppo, si considerano Nunzia e Nuccia Fumo le discrete e, al tempo stesso, folgoranti prosecutrici di un concezione del teatro per alcuni tratti ancestrale, proveniente da una fondazione della commedia che affonda le sue origini nella rivoluzione di Scarpetta e nell’antichità. Due attrici che, grazie alla loro impareggiabile capacità di varianti espressive, hanno portato nel teatro e nel cinema le formule della maschera. Dentro e fuori.

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