Cannes 2019, giorno 7: in Concorso i peggiori Dardenne di sempre

Résultat de recherche d'images pour "le jeune ahmed"La giornata di ieri ha riunito quelli che sono, fino a questo momento, le due peggiori opere di un Concorso di livello decisamente alto: Le Jeune Ahmed di Jean-Pierre e Luc Dardenne, e Frankie dello statunitense Ira Sachs. Il primo dei due film in questione ruota attorno al giovane protagonista del titolo, ragazzino musulmano in preda al fanatismo in seguito all’indottrinamento di un imam, che diffonde un’idea distorta dell’Islam, annunciando ai suoi seguaci una jihad imminente e plagiando così le menti dei giovani frequentatori della moschea, pronti a credere al suo messaggio. Diventa allora normale per Ahmed, ad esempio, non stringere la mano alla sua insegnante, rispettare in modo maniacale gli orari della preghiera e le abluzioni che la precedono, o non ascoltare un certo tipo di musica, fino ad arrivare alla pianificazione dell’assassinio della donna.

Résultat de recherche d'images pour "le jeune ahmed"I fratelli Dardenne, già vincitori di due Palme d’oro e altri premi collaterali, portano in Concorso a Cannes il loro undicesimo lungometraggio, con l’intenzione di raccontare l’inquietante fenomeno della diffusione del fondamentalismo islamico che considera “infedeli” e “crociati” tutti coloro che non aderiscono alla religione fondata dal profeta Maometto. Come avveniva anche nel loro film precedente, l’opaco La ragazza senza nome, anch’esso in Concorso sulla Croisette, i due fratelli belgi realizzano un film che vuole inseririsi nell’attualità più scottante raccontando un argomento di straordinaria importanza, un tema cruciale in giorni in cui il terrorismo ha sfondato i confini del cosiddetto Terzo Mondo per irrompere nella vecchia Europa che sta pagando il proprio tributo di sangue con gli attentati di Parigi, Bruxelles, Berlino, Nizza, Barcellona, Strasburgo.

Scritto con superficialità e una buona dose di approssimazione, purtoppo Le Jeune Ahmedaccolto in maniera abbasstanza tiepida alla proiezione ufficiale, si rivela un’opera davvero maldestra e schematica, il peggior film della brillante carriera dei Dardenne, che non riescono a mettere a fuoco con la dovuta precisione il mondo rappresentato. Il film appare svogliato e frettoloso in sede di scrittura, con personaggi esangui e privi di qualsiasi spessore. Per tutta la vicenda seguiamo il protagonista che cerca di portare a conclusione il suo folle proposito mentre è totalmente assente qualsiasi approfondimento sociologico o psicologico che aiuti a ricostruire il contesto.

Résultat de recherche d'images pour "frankie ira sachs"Non molto meglio è andata con Frankie di Ira Sachs, uno degli alfieri del cinema indipendente statunitense, autore, tra gli altri, del discreto Love is Strange (che nel 2014 fu inserito dai prestigiosi “Cahiers du cinéma” nella lista dei dieci migliori film dell’anno), e dell’ottimo Little Men, il film precedente che lasciava dunque ben sperare per questo suo nuovo lavoro, accolto con generosità nel Concorso. Interpretato da un cast internazionale e in buona parte prestigioso (la francese Isabelle Huppert, l’irlandese Brendan Gleeson, gli statunitensi Greg Kinnear e Marisa Tomei, il belga Jérémie Renier, il portoghese Carloto Cotta), Frankie ruota intorno a una riunione di famiglia (con in più l’amica del cuore della protagonista) in occasione della malattia della protagonista del titolo, un’attrice famosa cui resta pochissimo da vivere. L’incontro, che si svolge nella bellissima città portoghese di Sintra, dovrebbe favorire la nascita di qualche nuovo amore e porsi anche come momento per qualche piccolo regolamento di conti. In particolare, Frankie vorrebbe spingere suo figlio tra le braccia della sua migliore amica, a sua volta corteggiata dall’ex marito, che vorrebbe invece tornare con lei.

Résultat de recherche d'images pour "frankie ira sachs"La materia, potenzialmente interessante per quanto su un tema tutt’altro che nuovo, viene messa in scena dal regista, anche co-sceneggiatore insieme al fidato Mauricio Zacharias, in maniera a dir poco anemica. Tutti i potenziali conflitti che una storia del genere potrebbe scatenare sono sostituiti da una serie di dialoghi privi di qualsiasi pregnanza, in cui i personaggi non parlano di quasi niente anche quando uno dei due interlocutori annuncia all’altro chissà quale grande rivelazione. Lascia davvero perplessi l’idea di utilizzare un cast di attori di così grande livello per poi non concedere loro alcuno spazio, con una scrittura dei personaggi quasi inesistente e nessun momento che porti la storia a impennarsi. Senza riuscire a trarre alcun profitto neppure dalla bella ambientazione a Sintra (si spera almeno che gli attori abbiano profittato dell’amena e affascinante location per prendersi una vacanza), Frankie procede così stancamente fino alla fine, dando l’imporessione di non essere mai cominciato.

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