Cannes 2019, giorno 3: con Ken Loach continuano a piovere pietre

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Il Concorso di Cannes cala uno dei suoi primi assi con l’inossidabile Ken Loach, habitué della Croisette. L’ultraottantenne autore inglese è ormai una presenza fissa qui a Cannes, dove viene ormai da decenni, portando quasi sempre a casa qualche premio, l’ultimo tre anni fa quando l’ottimo Io, Daniel Blake si portò a casa la seconda Palma d’oro della carriera (la prima nel 2006 con Il vento accarezza l’erba). Durante le riprese del film precedente Ken “il rosso” aveva dichiarato che quella sarebbe stata la sua ultima opera ma la realtà che il regista è andato scoprendo durante le sue ricerche (il banco alimentare, la vita dei lavoratori a tempo parziale ma con contratti di zero ore, il proliferare di agenzie interinali e di prestazioni sottopagate), e la scoperta di una nuova e diversa forma di sfruttamentto lo hanno spinto a impegnarsi in un nuovo progetto, insieme al fido sceneggiatore Paul Laverty.

Résultat de recherche d'images pour "sorry we missed you loach"Sorry, We Missed You, in corsa per la Palma d’oro, è strettamente connesso all’opera precedente dove il protagonista eponimo si trovava incastrato in una specie di limbo (troppo anziano per fare determinati lavori, troppo giovane per ottenere una pensione di vecchiaia in uno stato sociale sempre più distante dai cittadini anche nella civile Inghilterra) e faceva amicizia con una ragazza-madre con due figli a carico, che sbarcava faticosamente il lunario finendo addirittura nella spirale della prostituzione. In Sorry, We Missed You restiamo nella medesima città, la poco ospitale Newcastle, dove Ricky e Abby sono una coppia che lavora duramente: l’uomo, dopo aver cambiato numerosi mestieri, viene assunto in una ditta di consegne sperando di guadagnare abbastanza per potersi mettere in proprio nel giro di qualche anno, mentre Abby assiste persone anziane a domicilio, con devozione e sensibilità umana. Purtroppo la ditta di Ricky, oltre a turni massacranti, non offre neppure gli strumenti essenziali di lavoro in quanto egli deve scegliere se acquistare un camion aggiungendo debiti a quelli già contratti oppure affittarne uno. Gli viene in soccorso sua moglie vendendo la propria auto, il che obbliga la donna a spostarsi faticosamente da un luogo all’altro utilizzando i mezzi pubblici. Il nuovo ménage complica seriamente la vita familiare: i due coniugi si vedono praticamente soltanto a letto, sfiniti dalle rispettive giornate, e non riescono a stare dietro a Seb e Liza, i loro due figli, il primo dei quali sta attraversando la complicata fase dell’adolescenza, e marina spesso la scuola per impegnarsi con alcuni amici nell’attività di graffitaro.

Résultat de recherche d'images pour "sorry we missed you loach"Come affermato spesso dal nuovo segretario della CGIL Maurizio Landini, il problema oggi non è soltanto la mancanza di lavoro, che rende le persone indigenti, ma anche il fatto che ci sono persone che, pur svolgendo un lavoro, versano ugualmente in uno stato di povertà. Se in Io, Daniel Blake il problema principale dei protagonisti era la mancanza di entrate e di occupazione, Sorry, We Missed You mette l’accento sulle conseguenze del lavoro eccessivo nella vita privata delle persone. “Che fine ha fatto la giornata lavorativa di otto ore?” – lamenta una delle clienti di Abby, un’anziana signora protagonista delle lotte sindacali dei decenni precedenti. Ancora una volta la coppia Loach-Laverty si dimostra estremamente attenta e sensibile ai fenomeni sociali e ai modi in cui lo sfruttamento, uguale nella sostanza a quello del passato, trova nuove forme di espressione. In Sorry, We Missed You, infatti, un ruolo molto importante viene assunto dalla tecnologia: mediante una App il consumatore può sapere in ogni momento dove si trova il pacco che sta aspettando e, di conseguenza, conoscere l’esatta collocazione di colui che sta per consegnarglielo.

Come sempre, il generoso e sensibile regista britannico sa bene di cosa parla (nei titoli di coda, Loach ringrazia i lavoratori del deposito, “che non hanno voluto o potuto rivelare la propria identità”) e sottolinea come il mondo descritto nel film sia solo la punta di un iceberg, la cui enorme massa è nascosta sotto la superficie. Sorry, We Missed You seleziona una delle innumerevoli storie possibili, dei molteplici percorsi che sarebbe possibile seguire addentrandosi nell’intricata foresta (o, meglio, giungla) del lavoro precario, sottopagato e alienante che sta segnando i tempi moderni con un brusco e annichilente ritorno a un passato che si pensava di avere ormai scavalcato dove nuova è la tecnologia, medesimo lo sfruttamento. La sceneggiatura lavora con grande attenzione e precisione sulla scrittura dei personaggi, tutti perfettamente caratterizzati, evitando sia le trappole della retorica che quelle della semplificazione. Lo spettatore è portato a osservare (e anche un po’ a osservarsi nel campionario umano dell’homo consumens offerto dal film) situazioni e dinamiche solo apparentemente risultato dell’inerzia ma in realtà frutto amarissimo cresciuto sull’albero di un capitalismo sempre più feroce per le forme inafferrabili che riesce ad assumere, per le maschere dietro le quali nasconde il suo nuovo volto. Nella verità dei suoi personaggi, nella sua schiettezza senza fronzoli, Sorry, We Missed You è un’opera ancora una volta schierata e militante, perfettamente a fuoco, la cui denuncia ha la traiettoria di una sassata.

Sempre nella giornata di ieri, un altro aspetto della crisi del lavoro è stato trattato in Blow it to bits, documentario di Lech Kowalski sulla GM & S, stabilimento francese che costruisce pezzi di ricambio per automobili. Il film racconta la lotta di 277 lavoratori per conservare il posto di lavoro, minacciato da una ristrutturazione aziendale e da una presunta diminuzione di commesse. Kowalski, cineasta apolide e anch’egli militante, ha seguito le vicende dei dipendenti della GM & S nel corso di sei mesi, che hanno visto occupazione della fabbrica, blocchi stradali, incendi di attrezzature, inutili tentativi di conciliazione nelle sedi istituzionali. Tutto ciò, infatti, non ha impedito che una metà dei lavoratori fosse licenziata. Una delegazione dei lavoratori era presente alla proiezione del film, ospitato nella “Quinzaine des Réalisateurs”, ed è salita sul palco insieme al regista al termine dei titoli di coda.

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