“È tutto bellissimo – Canzoni”, il concept album di Gianluca Montebuglio sul terremoto: “Il sopravvissuto come esperienza estrema”

“Quanti terremoti – non registrati dai sismografi – ci sono stati quando cadevano i ritratti dalle pareti!”

Stanisław Jerzy Lec, Nuovi pensieri spettinati

“Non sono un musicista e in questa operazione c’è un completamento tecnico consentito dal lavoro di altre persone. Non possiamo sapere a cosa ci porterà. Posso soltanto dire che tutto questo per me è il frutto di una sedimentazione.”

Gianluca Montebuglio ha tenuto subito a precisare così sul suo È tutto bellissimo – Canzoni, un album che uscirà all’inizio del 2018, ma che già dall’8 dicembre sarà condotto e suonato presso diversi club campani. Il “disco” – che disco non è – sarà inciso su un supporto fisico (un cartaceo con illustrazioni per ogni traccia musicale più una scheda download o una usb) a cui stanno lavorando grafici e illustratori.

Una sequenza di titoli netti, che alternano elementi simbolici a dichiarazioni d’identità, che annunciano una chiamata a una forma di memoria emblematica, che nei testi dei brani di Montebuglio fonde la narrativa del ricordo e il segno del trauma. Una posizione che si affaccia sui varchi verticali di un osservatorio in cui i più intimi aggreganti fanno da coordinate a segni, indizi, reperti. Un’onirica della realtà, dove il sogno apparente è l’ingresso a improvvise inquietudini e faticose confessioni. Il titolo stesso, probabilmente, è la forma felice del sollievo di ritrovarsi ancora in possesso della possibilità di verificare, sia pur con tormento, gli effetti delle più provanti esperienze.

L’autore sottolinea l’entusiasmo che sta caratterizzando la preparazione di questo prodotto che è la verbalizzazione, il documento, l’atto materiale di uno spettacolo teatrale che, con titolo omonimo, è stato già portato in giro in questi anni.

Quello che per me è stato molto bello è l’aggregazione intorno alla realizzazione di questo progetto: da Lorenzo de Gennaro (co-arrangiatore e produttore) ad Antonio Esposito, musicista nei live e amico fraterno, da Peppe De Angelis del Monopattino Recording studio di Sorrento, una vera istituzione in Campania, dove ho registrato le voci, a Pluff Design Studio, un’agenzia di comunicazione marcianisana che collabora con realtà di notevole riferimento, per la grafica generale, dagli illustratori al fotografo (Gaetano, mio fratello) e Franco Cappuccio (Scene Contemporanee) che si sta occupando del booking.

 Gianluca, da cosa deriva il percorso che troverà un suo compimento con la versione “canzoni”?

Questi sono brani musicali che nascono da un romanzo a episodi che da alcuni anni porto a teatro con Ivano Russo, un mio amico attore. Sono tracce generate da un racconto sul terremoto. Mi sta molto a cuore la creazione di un personaggio, di una figura posta davanti al sisma, inteso anche come metafora.

E come?

Quella di trovarsi nel bel mezzo di un terremoto è l’esperienza più estrema che si possa fare. La sperimentazione sismica. Uscire dalla morte dopo averla vista quasi in volto. Il sopravvissuto. Essere tornati vivi dalla possibilità di morire significa iniziare una nuova vita, scoprire nuovi entusiasmi. Come se una rinnovata forma di energia suggerisse nuove idee all’esercizio del vivere.

Dalle suggestioni dei brani musicali, dai testi stessi è possibile rintracciare alcuni elementi emblematici di questa ispirazione?

Ci sono cose che ho visto. C’è un aneddoto, tra i tanti, che per me ha un significato particolare. Un significato che mi riconduce a una sorta di norma superiore dell’universalità delle cose. Nei giorni immediatamente successivi al terremoto de L’Aquila, circa una settimana dopo, mi è capitato di notare una ventina di cani stesi al sole, vicini, quasi riunitisi per restare insieme. Il fatto di vederli insieme in un momento così particolare, in mezzo alla distruzione, mi ha condotto a riflettere su quanto sia complesso e profondo il momento del riconoscimento reciproco, dell’identificazione della propria stessa identità naturale. I cani stavano lì, insieme, dopo il terremoto.

È tutto bellissimo è una produzione indipendente. Da autore cosa significa questa espressione? Soltanto una differenza commerciale o anche altro?

Molte volte ci si professa indipendenti quando non si può accedere a canali di produzioni importanti e potenti. Una sorta di rifugio. Le major in fondo amplificano quello che piace, ma questo non impedisce di poter lavorare sulla qualità e la libertà delle idee servendosi di altre formule di produzioni. L’importante è riuscire a realizzare quello che è nelle proprie intenzioni. Del resto ognuno ha facoltà di fare i conti con la propria vanità come meglio crede. Io intendo soltanto far emergere il più possibile quelle pochissime certezze sulla mia identità creativa, senza l’obbligo di dovere piacere ad ogni costo, senza allineamenti ruffiani a moralismi da controtendenze forzate.

Curioso che questo lavoro non si serva di un supporto cd?

In realtà non produrre un cd per me ha avuto una ragione pratica. La fruizione della musica è cambiata. Oggi, oltre ai live, ai concerti e agli appassionati di vinili, che compongono un mercato che dura a prescindere, l’accesso avviene tramite supporti web. La rete è una fonte regina da questo punto di vista. Lo dimostrano anche le scelte di artisti e band importanti.

Gianluca Montebuglio guarda al suolo come a una mappa di movimenti, anche nella drammaticità di quelli che da sotto giungono a sconvolgere quello che c’è sopra. La sua sperimentazione musicale è una dedica sottile all’inanimato che ha diritto alla sua sopravvivenza. L’animato, invece, lo riordina secondo una nuova occasione. La più preziosa.

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