L’arcipelago di Teresa Gammauta

di Andrea Corona

Non si direbbe, ma Isole è un esordio letterario, romanzo della palermitana Teresa Gammauta edito da Milena Edizioni. La vicenda, che si svolge nel giro di pochi giorni, si apre con la fuga della quarantacinquenne Paola. Moglie di Guido, medico di successo, e madre di due figli, studenti all’estero, Paola decide un bel giorno, di punto in bianco e senza motivo apparente, di fuggire su un’isola.

A cominciare dall’incipit, appare subito chiaro che Isole rappresenta un “romanzo d’analisi”, come si diceva un tempo, ovvero una narrazione dal taglio marcatamente introspettivo e psicologico. E qui l’autrice è abile a non cadere nel baratro del monologo e dell’autoanalisi, giacché, nel corso dei sedici capitoli che lo compongono, Isole diventa un romanzo d’azione: Paola, infatti, recatasi sull’isola delle vacanze d’infanzia per stare sola e far chiarezza dentro di sé, s’imbatterà nell’affascinante Andrea, giornalista e scrittore dall’elevato tasso di sex appeal. E così, se il proposito della donna era quello di «ritrovarsi, per recuperare tutte le parti di sé che aveva perduto in un’esistenza passata a compiacere gli altri», l’incontro con Andrea porterà a un intricato caleidoscopio d’emozioni col quale non sarà facile fare i conti.

Il lavoro di Teresa Gammauta convince per diversi motivi. Lo stile dell’autrice, pulito e fluente, ha un retrogusto “classico”, mentre le descrizioni, mai pesanti, pennellano con pochi eleganti tratti gli ambienti e i personaggi di contorno. Come nel caso di Santina, l’anziana fittacamare, che reca in sé i tratti della signora Frola e della signora Ponza di pirandelliana memoria.

Quanto alle tematiche, c’è da dire anzitutto che Paola rappresenta la tipica “donna specchio”, ovvero colei che vive di luce riflessa attraverso le gioie e i successi dei figli e del marito (al quale, per venti lunghi anni, ha organizzato l’agenda, i ricevimenti e gli appuntamenti mondani). E nella sua presa di coscienza – o, se lo si preferisce, nella emancipazione – è facilmente rintracciabile l’eredità di Nora di Casa di bambola. E, ciò detto, si badi bene: Ibsen non era affatto interessato ai drammi sociali, come si è invece erroneamente inteso per molto tempo, bensì a cogliere i suoi personaggi nel momento in cui questi debbono operare una scelta decisiva per la propria vita. Ed è in ciò che il paragone col romanzo di Gammauta diventa lecito, perché siamo qui dinanzi a un’opera sulla scelta. Una scelta kierkegaardiana, se si vuole, allorquando la scelta tra Guido e Andrea si configura nella scelta tra stadio etico e stadio estetico.

Nel complesso, Isole è una riuscita commistione di dran e páthos, ovvero di quegli elementi di “azione” e “passione” che calibravano i classici greci. Una nota conclusiva: il volume, molto ben curato graficamente e tipograficamente, è impreziosito dalle illustrazioni di Pippo Madé, che nel corso della lettura compongono uno storyboard assai piacevole da sfogliare.

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