Nel nome del Padre, del Figlio e dell’Ice Bucket Challenge. Amen

Céline nel suo Viaggio al termine della notte ha scritto che “Bisogna avere sempre l’aria utile quando non sei ricco”. Da giorni internet trabocca d’acqua, nel vero senso dell’espressione. Gli Ice Bucket Challenge impazzano da un social network all’altro, da un sito a alle televisioni, di secchio in secchio e di video in video. “L’idro-ripresa” dedita alla sensibilizzazione per la campagna a favore della ricerca sulla SLA ha permesso di raccogliere soldi e di far parlare di una malattia, tra le tante, che ancora non conosce rimedio.

Soprattutto, ancora una volta, lo svelamento dei rigonfiamenti e delle depressioni di massa, con le sue aree ringalluzzite con gli assegni stretti in mano e le altre con la pulsione di rendere sbalorditivo pure un gesto che, pare, sia stato escogitato per passare la mano, per lasciare un messaggio a scomputo di un’ipotetica donazione, per far correre un’idea, una provocazione e non per attirare l’attenzione laddove la ribalta internauta provvede già quotidianamente.

Abbiamo assistito agli annunci delle secchiate da parte dei partiti a mo’ di campagna elettorale e abbiamo visto la manipolazione utilitarista dell’interpretazione ad hoc, con lo spirito a tutti i costi in controtendenza. Avessi letto un solo messaggio di un ragazzo, magari spinto da un istinto di “prospettiva”, del tipo “da grande voglio fare il medico, per combattere la SLA” (pure per sognare come si faceva da bambini), oppure di qualcuno (sempre tra i più giovani) che invece di provvedere alla retorica applicata, avesse detto “voglio fare politica, perché il luogo in cui vivo è tra gli ultimi per finanziamenti alla ricerca scientifica”.

In fondo la storia è sempre la stessa, in quel margine dove ci si muove tra il tipico e l’anomalo, dove per sentirsi meglio si ha bisogno che intorno si peggiori, dove una tragedia diventa pretesto emotivo di intrattenimento. Così per le guerre, per le disgrazie, per i cataclismi. Sia scossa l’emotività nella sua predisposizione più creativa e fantasiosa, purché il guaio non sia capitato direttamente a me.

Dura la vita del malcapitato, a prescindere dalla sua condizione e dal tipo di malasorte, se questa versione di post Cristianesimo agisce attraverso il verbo del Vangelo secondo noi, archiviato dentro il prontuario morale del malessere, della soluzione e della destinazione, con la differenza che le ultime due restano spesso ignote, se non addirittura inevase. Forse abbiamo travisato il fine col mezzo. Nella confusione generale a volte pensiamo che il risultato coincida con l’efficacia con la quale viene tradotto il messaggio di diffusione, che far funzionare bene gli strumenti dei social network e dei mass media basti a dichiarare pieno successo, laddove, invece, forse, avremmo il dovere di chiederci se non sia il caso di passare in rassegna la verifica, che, guarda caso, spesso contiene gli effetti reali e duraturi della storia del progresso.

È probabile che, per l’ennesima volta, si stia agendo in maniera maldestra sulla sensibilità, perché in fondo sembra che i più contenti siano proprio i malati di SLA (dentro un inimmaginabile desiderio di speranza), al di là di ogni ragionevole dubbio sulle loro intime e particolari considerazioni di ordine personale. Quanto il tempo sa essere meno intelligente nonostante il passo verso l’unica direzione a lui consentita gli imponga di essere avanti. Avrei voluto vedere i tempi dei romanzi di Hugo, di Dickens e di Dostoevskij, avrei voluto vedere all’opera i loro protagonisti, avrei voluto ascoltarli raccontare di dolori, di ingiustizie e di miserie sopra i social network. Invece della cultura del “mi piace” e dello sfoggio, ci sarebbe stata quella del silenziatore romantico, della nobile utilità di chi non ha altri mezzi se non se stesso. Parecchie bacheche sarebbero andate deserte. Senza la certezza del riscontro, avrebbe vinto il non voglio vedere e il non voglio sapere.

Lo sta ricordando anche una vignetta che sta facendo il giro del web, pure Gesù al suo battesimo subì un Ice Bucket Challenge, con meno acqua e a temperatura ambiente. Forse aveva già intuito che a distanza di duemila anni avrebbe raccolto scarsi risultati.

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