I bisnonni di Dylan Dog, cent’anni di indagini nell’occulto (prima parte)

Nella metà degli anni ’80 l’attore britannico Rupert Everett si afferma sul grande schermo con film di successo come Another country o Dance with a Stranger, inventando un moderno tipo di divo, più dark, carismatico e ambiguo. Con un’intelligente intuizione di marketing, Tiziano Sclavi ne cattura nel contempo la fisionomia per dare un volto al proprio personaggio Dylan Dog, rilanciando così nelle edicole una figura niente affatto sconosciuta ai lettori del fantastico, il detective dell’occulto.

Il longevo fumetto della Bonelli ha reinventato un genere, siglandolo con una ricetta destinata a fare scuola grazie a scioccanti eccessi splatter contrapposti a momenti di lirismo, malinconia, humour nero e tanta inquietudine esistenziale (in sintonia col pubblico giovanile). Il tutto immerso in un bric-â-brac di citazioni attinte liberamente dal cinema, dal fumetto e dalla letteratura, un’operazione post-moderna che consente agli sceneggiatori di muoversi a tutto campo nei vari aspetti dell’horror. Nonostante la cupezza degli temi trattati, dopo più di 300 numeri non restano troppi lati oscuri sul passato dell’investigatore di Craven Road (in omaggio al regista di Nightmare on Elm Street). Può riservare invece qualche sorpresa andare a rovistare tra le carte di famiglia, seguendone a ritroso i rami di un fittizio albero genealogico a conoscerne gli antenati più lontani.

Il nostro viaggio nel tempo sfoglia indietro il calendario di oltre un secolo, spostandoci dalla Londra odierna all’Irlanda ottocentesca, per farci incontrare il Dottor Martin Hesselius di Joseph Sheridan Le Fanu. Il medico protagonista dell’antologia In a glass darkly compare nel 1872 in veste di indagatore, sciogliendo casi in cui il reale e l’ultraterreno si confondono e i demoni si alternano ai doppi eterici e le stanze infestate. Come antecedente letterario, lo precede di qualche anno la figura di Padre Purcell, redattore dei Purcell papers, racconti in forma di resoconto prodotti tra il 1838 e 1840 ispirandosi al folklore e ai miti locali, uno spunto che influenzerà molto anche Arthur Machen per il Galles fatato de I tre impostori.

Con qualche affinità al ruolo del prete cattolico Purcell, la figura di Hesselius non nasce autonomamente, ma in funzione di filo conduttore di alcuni racconti nati come episodi slegati. L’espediente letterario, però, acquista un proprio carattere attraverso il metodo deduttivo con cui il dottore affronta gli eventi. La sua capacità analitica lo rende affine al Dupin di Edgar Allan Poe, di cui condivide l’approccio razionale e nel contempo costituisce le basi di un archetipo che ritroveremo spesso in futuro. I casi di In a glass darkly sono un compendio di misteri in cui il “medico filosofo” (nella definizione dello stesso Le Fanu) si muove con circospezione, senza lasciarsi suggestionare troppo dalle apparenze, cercando nel contempo di trovare una spiegazione all’impossibile. Dalla vicenda del Green tea, portatore di visioni, all’essere dalla dubbia natura di The familiar, troviamo le atmosfere della ghost story e la prassi dell’indagine poliziesca fuse in un genere nuovo, spalancato a infinite declinazioni.

L’incontro di scetticismo e sovrannaturale, aspetti apparentemente inconciliabili, sono alla base di questo filone letterario che rispecchia in sé il dualismo ottocentesco diviso tra positivismo scientifico e l’interesse verso l’irrazionale e l’occultismo, diffuso in Europa da Allen Kardec o dall’opera di Eliphas Levi. Nel fiorire di società segrete di origine massonica o rosacruciana si distingue l’ordine ermetico della Golden Dawn di Samuel Liddel Mc Gregor-Mathers e dalla fine dell’800 ritroviamo nelle fila di questo gruppo personaggi di rilievo della scena letteraria anglosassone, come il poeta William Butler Yeats, il già citato Arthur Machen e Algernon Blackwood.

Non è mai stata accertata l’adesione alla società (ma se ne vocifera la possibilità) di un altro scrittore che sui temi dell’occulto ha fondato la propria fortuna, Bram Stoker. L’autore irlandese è un buon esempio di cultura scientifica, di cui è fortemente impregnato, unita alla fascinazione di dottrine come il Mesmerismo e tematiche esoteriche. Per lungo tempo segretario personale del magnetico attore Henry Irving, Stoker ne utilizza le caratteristiche per modellare nel 1890 la sua creazione più popolare, Dracula, basato su una rigorosa ricerca storico-geografica spesa intorno alle tradizionali credenze dei Balcani. Per offrire un degno antagonista al suo vampiro, divenuto oggi “il” vampiro per eccellenza, Stoker idea un personaggio che si inserisce perfettamente nel solco creato da Le Fanu, fornendone un’interpretazione più “eretica”.

Il dottore olandese Abraham Van Helsing fa così il suo ingresso in questa galleria immaginaria, ponendosi però più come il prototipo di un cacciatore, che come investigatore vero e proprio.Con la sua enorme cultura, condita di un accento tedesco che ne connota l’inclinazione filosofica, esperto in metafisica, studioso del paranormale,Van Helsing mantiene un atteggiamento aperto davanti a eventi inspiegabili, fronteggiandoli con strumenti non ortodossi. Una fiducia nella verità insita nelle superstizioni che si oppone alla logica del suo allievo dottor Steward, dubbioso nell’efficacia dei metodi poco scientifici del proprio maestro.

Elementi di sciamanesimo e medicina moderna sono messe d’accordo tramite il by-pass dell’antropologia culturale, l’unico strumento che consente a un occidentale razionale di accettare e fare propria un’interpretazione del mondo primitiva, com’è quella che appartiene alle leggende popolari balcaniche.La vita letteraria del Van Helsing di Bram Stoker, in termini di serialità, non va oltre la sua apparizione nel romanzo uscito nel 1897, per quanto colpisca fortemente l’immaginazione collettiva replicandosi in nuove sortite, attraverso media diversi. Ne vediamo un’apparizione nel 1992 nel ciclo romanzesco Anno Dracula dello scrittore inglese Kim Newman e ancora riapparirà per mano di Dacre Stoker, pronipote di Bram, nel sequel Dracula the Un-dead del 2009.

Più prolifico, il cinema ne ripropone da anni epigoni diretti e indiretti, come il Gabriel Van Helsing interpretato da Hugh Jackman o il Blade di Wesley Snipes, derivato dall’omonimo serial della Marvel, mentre il fumetto ne rilancia la presenza di comprimario in serie come The Tomb of Dracula, su disegni di Gene Colan o nel nostrano Martin Mystère di Alfredo Castelli in cui, ribattezzato Richard Van Helsing, indaga sul caso di Jack lo squartatore nella veste singolare di vampiro.

Vedremo più avanti l’ultima tappa ottocentesca del nostro percorso genealogico, per abbandonare il diciannovesimo secolo in compagnia di un nuovo medico che ha barattato lo stetoscopio per un pendolino. Un altro giro di clessidra. Il tempo di fumare un buon sigaro e scrutare in attesa fuori la finestra, tra le tenebre.

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