Ibridi di fine millennio e New Weird

La scena contemporanea dell’orrore dopo l’exploit splatterpunk a cavallo della fine del millennio e gli anni 2000, ha visto una progressiva ma costante frammentazione dei confini tra generi di narrativa speculativa. La corrente splatterpunk per certi versi ha rappresentato un punto di non ritorno. In questa nuova tipologia di narrazione la commistione con le suggestioni cinematografiche diviene assai marcata ed esplicita. Lo scopo è proprio quello di coniugare la violenza visiva e il macabro esplicitato conservando però (o tentando ma con solo parziale riuscita, nei casi meno fortunati) quel senso di impalpabile perturbante che fa ricondurre questa forma di espressione letteraria alle nostre più inconsce e segrete ossessioni. Un fermento culturale il cui input è venuto dal cinema, con le intuizioni sovversive di autori come George A. Romero e Tobe Hooper e che si snoda successivamente in un rapporto osmotico tra le due forme narrative.

Non a caso il movimento splatterpunk rivendica non solo la capacità di rivoluzionare la tradizione letteraria del racconto horror ma forse per la prima volta dal dopoguerra ha la capacità di scioccare l’opinione pubblica, soprattutto attraverso il suo corrispettivo cinematografico, il cinema della “nuova carne” (sono gli stessi anni in cui giovani registi come John Carpenter e David Cronemberg dimostrano non solo la  capacità di inventare nuovi mostri per l’immaginario collettivo, ma anche di saper rileggere in chiave totalmente originale, complice il progresso nel campo degli effetti speciali, due classici della cinematografia horror come La cosa da un altro mondo e La mosca). Questo aspetto contenutistico e insieme estetico della corrente trova forse la sua più ironica auto-descrizione in Splatter: una storia morale, racconto breve di Douglas E. Winter. Fortemente polemico verso la censura ultra cattolica nei confronti del cinema e del fumetto horror.

Forte della lezione dello splatterpunk, la letteratura e la cinematografia horror a cavallo tra la fine del Novecento e gli anni Duemila prosegue nel suo letimotiv di abbattimento delle barriere tra i generi. Se la commistione tra horror e fantascienza si può far datare già all’opera di Lovecraft e sarà un elemento presente con frequenza nello splatterpunk, così come le commistioni tra horror e fantasy si snodano lungo una linea che parte da Robert E. Howard e passa per il ciclo di racconti di Kane il Maledetto, partoriti dal genio di Karl Edward Wagner, i rimandi a generi diversi nella stessa opera si fanno sempre più espliciti e diversificati. Così l’horror urbano si colora di fantasy, e nasce l’urban fantasy, la fantascienza è sempre più non solo horror sci-fi ma anche horror steampunk (lo steampunk è un sottogenere della narrativa distopica in cui invenzioni tecnologicamente avanzate avvengono prima della loro effettiva epoca, creando un universo alternativo in cui possono convivere automobili e abiti settecenteschi, oppure robot da combattimento ed eserciti napoleonici).

La lettura di una delle più recenti antologie pubblicate sul mercato italiano rivela come attualmente il new weird sia una categoria quanto mai ampia che ingloba storie di stampo fantastico-metafisico e opere che mischiano l’horror e la fantascienza, oppure palesi omaggi ad autori ispiratori del genere o del celebrato Ottocento letterario. Forse l’unico motivo conduttore di tutte queste frammentazioni e sottocategorie del genere, che poi si può considerare trait d’union anche con i suoi iniziatori, sta nella presenza del senso d’ignoto, che può essere sia meraviglioso che minaccioso, ma in ogni caso è motivo di stupore per l’irruzione dell’inspiegabile nel tessuto della realtà.

Tuttavia, rispetto alla lezione di Poe osserviamo che i contenuti e sotto testi di disagio sociale ed esistenziale, che nei suoi racconti erano soltanto suggeriti e abilmente sublimati, in un’accezione forse più propria alla scienza chimica che all’analisi letteraria, negli autori contemporanei sono esplicitati e sovente urlati, al punto da influire inevitabilmente sia sulla sospensione dell’incredulità da parte del lettore, che sull’atmosfera di mistero che tanto era cara a Lovecraft.

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