I bisnonni di Dylan Dog, cent’anni d’indagini nell’occulto (quinta parte)

Negli anni dominati dai pulp magazines il 1923 vede l’uscita di una popolare rivista meno diffusa di altre testate, ma tanto speciale da restare indimenticata, la Weird Tales edita da Edwin Baird e Farnsworth Wright.
Autentico scrigno di talenti, Weird Tales si distingueva per la sua commistione di tematiche in cui si mescolavano il fantasy, il gotico e la fantascienza dando origine a una prosa a se stante, la Weird fiction, un genere abbastanza trasversale e longevo da tornare in auge anche oggi nella reincarnazione New Weird.
Le pagine del magazine erano frequentate da grandi nomi del fantastico come Howard Philips Lovecraft e Clark Ashton Smith, oltre che Robert Howard, Robert Bloch e Henry Kuttner, un habitat ideale per lanciare un nuovo epigono esoterico di Sherlock Holmes, un uomo d’azione e di cultura, pratico di mondi ai confini dell’irrazionale e di crimine vero e proprio. Dopo due anni di pubblicazioni il dottor Jules de Grandin, si presentava così ai lettori di Weird Tales, affascinandoli col suo charme d’oltralpe per tuffarli in trame sulfuree piene di investigazioni, scontri e atmosfere magiche.

Nella descrizione dell’autore Seabury Quinn, de Grandin appare come un distinto gentiluomo di piccola statura, biondo e baffuto, che nelle illustrazioni di Virgin Finlay ricorda l’attore Frank Morgan del film The Great Ziegfeld. Compagno di lavoro fisso e voce narrante dei racconti è il dottor Samuel Trowbridge, un collega scettico ma aperto all’impossibile, infine, in sintonia col canone Holmesiano, il duo è accompagnato da un novello ispettore Lestrade, cioè il Sergente Jeremiah Costello del dipartimento di polizia di Harrisonville. La particolare localizzazione delle avventure è un altro elemento caratterizzante della serie, in quanto la maggior parte dei casi in cui il dottor de Grandin e i suoi amici si imbattono avvengono quasi tutti nella stessa cittadina del New Jersey, teatro di eventi inquietanti provocati da creature ultraterrene, abili simulatori e scienziati pazzi.

In 93 storie distribuite tra il 1925 e il 1951, l’avvocato in giurisprudenza mortuaria Seabury Quinn sviluppa la carriera del suo eroe, arricchendone la biografia con una fitta sequenza di riferimenti disseminati nel corso degli episodi. Da queste informazioni si evince che de Grandin ha origini cattoliche ugonotte, si laurea in medicina a Parigi, poi, durante la leva, visita l’Africa, i Caraibi, la Martinica e Haiti, dove viene a contatto col voodoo. Lasciato l’esercito nel 1910 a quarant’anni, il dottore ormai maturo si unisce infine come medico legale alla Sureté parigina. Nel suo corposo curriculum, quindi, assistiamo alla formazione di un eroe cosmopolita, plasmato da scienza e occultismo, esperto in tecniche di lotta e attivo su scala mondiale al servizio dell’Intelligence francese, con cui colleziona faccia a faccia con mostri e spiriti di ogni risma. Dopo anni di esperienze non comuni, su invito della Sureté, il medico si trasferisce negli Stati Uniti ad Harrisonville, dove è aggregato alla polizia locale messa in difficoltà da un fiorire di casi inspiegabili.

E’ il 1925, anno di uscita del racconto Terror on the Links, nonché avvio ufficiale delle indagini americane di Jules de Grandin. Da allora i vezzosi motti francesi del nostro detective non smettono di costellare le sue inchieste. Trovare un distinguo tra contraffazione e vero soprannaturale (si perdoni l’ossimoro) è un cardine narrativo con cui Seabury Quinn riesce a giocare agevolmente in un numero impressionante di varianti. Il Pantheon intero del mondo fantastico si avvicenda nello scenario di Harrisonville, presenza calamitata dal proliferare sul territorio dello Spiritualismo accompagnato dalle sue pericolose sedute spiritiche. A questo innesco “magico” fa da contrappeso la presenza di numerose chiese (Episcopali, Battiste, Presbiteriane, etc.) che non di rado forniscono al dottore strumenti benefici e reliquie per combattere il male.

I nemici di de Grandin sono molteplici, provenendo da antiche maledizioni oppure da origini occulte come quella del centenario Barone Cznezron, ad esempio, che in The man who cast no scado è indotto a bere sangue di vergine per prolungare la propria vita. Non mancano affatto altri “classici” personaggi gotici, distribuiti a piene mani con un succedersi di zombi, spettri, stregoni, licantropi e mummie redivive. Un efficace armamentario Pulp che, aiutato da copertine a effetto e una prosa colorata e abile, conquista larghe fette di lettori utilizzando elementi gialli e gusto del macabro. La forma racconto prevale, rapida, incalzante, lasciando posto a una sola incursione nel romanzo con The Devil’s bride, pubblicato da Weird Tales in 6 puntate, dal febbraio al luglio del ’32. In questa vicenda Quinn utilizza il plot della setta satanica in anticipo sui romanzi di Dennis Wheatley e colpisce il pubblico dell’epoca con scene forti condite da fanciulle inermi vittime di rapimenti e torture.

In 26 anni di attività, de Grandin diverte i lettori con consumato mestiere e civetterie alla Poirot, trovando persino l’occasione di conversare con lo scrittore horror Manly Wade Wellman, in un cross-over del 1945 che rompe la parete cartacea per immettere nella narrazione una figura reale.  Le sue storie s’interrompono su Weird Tales nel 1951 con il racconto The ring of Bastet.
Davanti al grande mistero della parola “fine” le indagini del francese continuano ancora, forse, ma nella dimensione inaccessibile delle pagine chiuse.

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