Presentazione della 67° Berlinale: il programma

Siamo ormai ai nastri di partenza per questa nuova edizione della Berlinale (in programma dal 9 al 19 febbraio), il Festival cinematografico che costituisce per i cinefili di tutto il mondo una delle manifestazioni più imperdibili dell’anno, sia per la qualità degli autori in mostra che per la mole incredibile di film proiettati, con gli addetti ai lavori costretti ad un vero tour de force per garantire una degna copertura dell’evento. Questa volta, però, mentre gli occhi di spettatori e giornalisti saranno puntati sugli schermi, quelli delle forze dell’ordine tedesche dovranno garantire la sicurezza: a differenza degli altri anni, infatti, Berlino è reduce dall’attentato terroristico del 19 dicembre scorso, avvenuto peraltro nei pressi dello Zoo Palast, una delle location della manifestazione e quindi la tensione e l’attenzione sono sicuramente più alte.

Come al solito, il programma reso noto pochi giorni fa conta un numero incredibile di proiezioni, con più di 300 film di ogni genere, lunghezza e formato, divisi nelle varie sezioni, un numero tale da saziare gli appetiti più bulimici e pantagruelici e da accontentare i più diversi palati.

Diciotto (una in meno dello scorso anno) le pellicole che si contenderanno l’Orso d’oro, cui vanno aggiunte cinque opere Fuori Concorso, tra cui la più attesa è T2 Trainspotting di Danny Boyle, nelle sale italiane dal 23 febbraio. Tra i film in Concorso non mancano molti big: il magnifico regista finlandese Aki Kaurismäki che presenta The Other Side of Hope, storia dell’amicizia tra un rifugiato siriano e un commesso viaggiatore; Hong Sangsoo con On the Beach at Night Alone; i veterani Volker Schloendorff (Return to Montauk), Agnieszka Holland (Spoor) e Sally Potter (The Party), il rumeno Călin Peter Netzer (Ana, Mon Amour), già vincitore dell’Orso d’oro nel 2013, che presenta una storia d’amore resa difficile dalla malattia di uno dei due. Altre tre opere che potrebbero dire la loro per la corsa ai premi e convincere i giurati capitanati dal regista olandese Paul Verhoeven sono Colo di Teresa Villaverde, che racconta gli effetti della crisi economica su una famiglia portoghese, The Dinner di Oren Moverman che vanta un cast d’eccezione (Richard Gere, Rebecca Hall, Laura Linney, Steve Coogan), e l’eccentrico giapponese Sabu (Mr. Long). Dopo la vittoria di Gianfranco Rosi e del suo Fuocoammare nella passata edizione, questa volta nessun titolo italiano in concorso: l’unica presenza nostrana è costituita, nella sezione “Panorama”, da Luca Guadagnino e dal suo Chiamami col tuo nome, molto ben accolto allo scorso Sundance Film Festival. L’Italia, però, quest’anno può vantare l’Orso d’oro alla carriera che verrà assegnato alla costumista Milena Canonero quattro volte premio Oscar e autrice dei costumi per registi del calibro di Stanley Kubrick, Francis Ford Coppola, Sidney Pollack e Wes Anderson. La Canonero sarà oggetto di un piccolo omaggio con dieci dei film per i quali ha lavorato, tra cui Barry Lyndon di Kubrick e il recente Grand Budapest Hotel di Wes Anderson.

Per la Retrospettiva, quasi a copiare quanto fatto nelle ultime due edizioni del Torino Film Festival, il cartellone prevede la proiezioni di una trentina film di genere fantastico-fantascientifico tra le quali alcune chicche assolute come World on a Wire di Rainer Werner Fassbinder, Algol, Tragedy of Power di Hans Werckmeister, Die Außerirdischen erscheinen in Tokio di Kōji Shima, The Tunnel di Kurt Bernhardt.

Al di là dei film in gara per l’Orso d’oro, il Festival di Berlino regala due sezioni dove di solito si annidano le perle più belle e nascoste: anche quest’anno, infatti, le sezioni “Panorama” e soprattutto “Forum” (la più sperimentale, vero e proprio “polmone verde” della kermesse) potrebbero offrire più di una bella sorpresa con un programma che, sebbene di provenienza prevalentemente europea, presenta opere provenienti da tutti i continenti nelle quali non è difficile imbattersi in cinematografie spesso interessanti che però non hanno alcuna speranza di trovare una distribuzione e restano relegate nei Festival come dentro delle riserve indiane. Tra gli autori di sicuro interesse presenti in queste e in altre sezioni, da segnalare almeno Raoul Peck, presente con due film (I Am Not Your Negro, il documentario candidato all’Oscar in “Panorama Dokumente”, e Le Jeune Karl Marx nella sezione “Berlinale Special”), i documentaristi Lucien Castaing-Taylor e Verena Paravel (Somniloquies), e Alex Ross Perry (Golden Exits), entrambi in “Forum”. Strano, infine, che l’ottimo regista britannico James Gray non abbia trovato posto in concorso e presenti il suo The Lost City of Z nella sezione “Berlinale Special”.

Per informazioni, approfondimenti, e per consultare il programma completo, vistare il sito www.berlinale.de.

Salvatore Marfella

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