Canto per Maradona

A Maradona e al popolo napoletano

 

La fila per comprare il biglietto, curve e popolari, la mano stretta a tuo padre davanti ai cancelli dello stadio, il gelato mentre i grandi bevono liquori e caffè, tua madre che si raccomanda di non perderti di vista, la febbre il giorno dopo la partita vista allo stadio, la voglia trattenuta di dire qualcosa a chi ne sta parlando male, l’abbonamento, le persone che non tieni più, lo stadio senza la copertura, Fuorigrotta prima di Italia ’90, hijos de puta, chi pronuncia il suo nome con la o aperta, chi invece lo abbrevia fermandocisi sopra e mettendo l’accento, ‘o pallone, un brasiliano che ti confessa di averlo amato più di Pelé, l’intervallo durante la semifinale di ritorno a Monaco di Baviera, la corsa con la bandiera in mano dopo la finale di Stoccarda, il borghetti, ‘a nuttata, le pile di giornali davanti agli ingressi del San Paolo, il percorso in auto da casa allo stadio, il traffico, la galleria prima di Fuorigrotta, le tenute in jeans, le Lumberjack, l’odore della marijuana, le bestemmie, le notti insonni prima della partite importanti, un viso in mezzo alle mani, quanto si’ bella stasera, il rione Sanità, ‘o sole a lione l’acqua e ‘o friddo, le formazioni, una canzone, il silenzio, gli ultimi minuti, l’uscita dallo stadio al tramonto, statte quieto guagliò, i saltelli perché davanti si è piazzato uno più alto, l’Ascoli e il Pisa, i poster, il Vesuvio, l’andata allo stadio ore e ore prima del calcio d’inizio, il lungomare, il lunedì, la dieci, Embargos di Moscato, il vento che batte sopra lo striscione, i fumogeni, desaparecidos, la prima sciarpa senza sapere quale sarà l’ultima, gli ultrà, la pelle bruciata dei sempre abbronzati, il viecchiariello che non canta ma che in silenzio soffre più di tutti, domenica ti porto a vedere la partita, le parulelle, la trasferta, il teatro San Carlo, i ventagli, le cazette per la Befana, la stanchezza, mi vuoi bene?, il barista che ti chiede come ha giocato il Napoli, i posacenere, le musicassette, gli stereo estraibili delle automobili, Soccavo, l’Ospedale dei Poveri, bandiere, Marlboro Merit e Multifilter, indios, il tuo bidello che entra in classe col giornale sportivo aperto gridando che Lui è grande, la tua maestra che non assegna i compiti nella settimana in cui si aspetta la finale di ritorno di Coppa Uefa, un amico che la sera prima sfregandosi le mani dice: “Domani a quest’ora palla al centro” e dopo un po’ di tempo vieni a sapere che non c’è più, e la prima cosa che ti torna in mente sono quelle mani piene di calore e di speranza, un fremito per quello che non sai se rivedrai, la spesa nel paniere, la villeggiatura che nessuno può fare più, le estati lunghissime, il gettone telefonico, la cumana, il golfo, domani è domenica, ‘o rigore, il calcio di punizione, i regali di Natale, ‘o cuoppo, Nisida, la tangenziale, “Mammà comme sta? Schizzechea”, Edenlandia, un signore che accompagna sottobraccio il padre anziano allo stadio che non ce la fa a salire i gradoni, e il figlio con un mezzo sorriso dice che papà non vuole restare a casa, Piedone lo sbirro, le cartacce e la munnezza intorno allo stadio dopo la partita, tutto il prima e dopo le partite, i tempi supplementari, efedrina, i tifosi che non ci sono più, quelli che non c’erano prima, ‘o puveriello che chiede l’elemosina, malasuerte, le sigarette di contrabbando, le mille lire, i cori e i tamburi, il chewing-gum, i femminielli a via Marina, il tipo strano che passa e ti dice chéri mentre vorrebbe sentirsi dire ben altro, la Digos, le scartoffie in mano mentre sei in fila davanti alle poste o a qualche ufficio comunale, i più anziani le scartoffie le tengono strette dentro i sacchetti di plastica, il caffè nel bar del Policlinico, il referto, stasera ci sta la partita, la fascia di capitano, Carmando, Acerra, il riscaldamento, “Vattenne dinto ‘a porta sulo tu! Sulo tu dinto ‘a porta!”, gli ombrelli, ‘o presidente a bordocampo, i fatti privati detti sottovoce con l’amico fidato aspettando che inizi la partita, Napoli-Bari, l’ultimo assist, Oje vita oje vita mia, come sei cresciuto, ti sei sposato sei fidanzato adesso che fai?, È muorto Maradona, ma tu lo stavi già piangendo. Adesso aspetti solo che ritorni.

Articolo per gentile concessione di Fantacalcio.it 

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