Cannes 2018: apertura con Asghar Farhadi, che però non convince

Come ampiamente riportato da più parti, a Cannes vigono quest’anno nuove regole per le proiezioni stampa con la cancellazione delle anteprime mattutine riservate ai giornalisti accreditati. Infatti, gli addetti ai lavori vedranno i film del Concorso in contemporanea con la proiezione ufficiale della sera anziché alcune ore prima, come avveniva fino all’anno scorso. La decisione, motivata dall’organizzazione con la necessità di tutelare i film da eventuali recensioni negative o commenti sferzanti prima che il pubblico (costituito esclusivamente da persone in possesso di specifici e poco reperibili inviti) potesse vederli, è stata duramente attaccata dalle organizzzazioni del settore. In particolare, a causa di queste nuove disposizioni, i quotidianisti dei giornali cartacei saranno costretti a veri e propri salti mortali per recensire i film in tempo reale e, in questi casi e per questo tipo di testate, i lettori potranno leggere il giudizio su un film due giorni dopo il suo passaggio qui alla Croisette. Al di là delle ragioni delle diverse parti in causa, bisogna dire però che è parso francamente eccessivo costringere gli accreditati a sorbirsi anche la cerimonia d’apertura, rinviando di un’ulteriore ora l’inizio della proiezione riservata.

Résultat de recherche d'images pour "everybody knows farhadi foto"Mettendo ora da parte queste amenità e provando a badare alla sostanza, cioè ai film (che è ovviamente il motivo per cui siamo qui), la 71° edizione del più importante Festival cinematografico del mondo si è aperta con Everybody Knows (Todos los saben), scritto e diretto dal pluripremiato regista iraniano Asghar Farhadi, qui in trasferta in Spagna. Il film, interpretato dalle star iberiche Penélope Cruz e Javier Bardem, ruota attorno alla figura di Laura che, con la sua famiglia, parte da Buenos Aires per tornare nella sua città natale (una Madrid poco riconoscibile), in occasione del matrimonio di una delle sue sorelle. Una volta tornata in Spagna, i segreti del passato tornano ben presto a galla, turbando la tranquillità della sua vita e della sua famiglia. La situazione precipita poi ulteriormente quando, durante la festa di nozze, la sua figlia maggiore viene rapita da un gruppo di sconosciuti.

Résultat de recherche d'images pour "everybody knows farhadi foto"Il film parte abbastanza bene, operando una precisa descrizione dell’ambiente e dei caratteri che circondano la famiglia della protagonista, e funziona per almeno un terzo dei suoi 132 minuti, a dire il vero non tutti necessari. Come in una delle sue opere precedenti, il solido About Elly, Farhadi costruisce la narrazione intorno alla scomparsa di un personaggio per provare a disegnare una complessa rete che lega tra loro i vari personaggi, al di là del legame di sangue, facendo virare la storia, ad un certo punto, verso il più classico dei melodrammi, con il ritorno di fiamma di un vecchio amore. Tuttavia, questa volta le psicologie dei personaggi sono disegnate con scarsa precisione e le svolte narrative sono spesso affidate a dialoghi meno incisivi del solito. Inoltre, Everybody Knows appare viziato da una verbosità oltremodo eccessiva e da alcune soluzioni di sceneggiatura poco convincenti (con almeno una grossa caduta nel ridicolo involontario in una delle scene-clou, che non vi sveliamo). Le vicende narrate non riescono mai veramente ad emozionare e l’impressione generale è che, come ne Il passato (altro suo film europeo), Farhadi faccia fatica a piegare i personaggi al suo stile di scrittura, rivelando tutta la sua estraneità rispetto al contesto rappresentato, il quale finisce presto per sfumare sullo sfondo, ben presto ridotto ad un contorno sfocato e mal approfondito.

Provando a giocare contemporaneamente su tre tavoli – il giallo pieno di suspense, il dramma corale che mette al centro gli attriti di una famiglia disunita e litigiosa, il mélo fiammeggiante che rivela ben presto di avere le polveri bagnate – l’autore iraniano non riesce a mettere bene a fuoco i vari livelli, né a saldarli insieme (cosa che gli riusciva benissimo, ad esempio,  negli splendidi A Beautiful City Una Separazione, e nell’ottimo Il Cliente), affidandosi troppo spesso ad una serie di “spiegoni” per far avanzare la vicenda piuttosto che ad una messinscena mai così ondivaga e poco centrata. Anche gli attori appaiono poco in palla, in particolare Javier Bardem che, dopo The Counselor di Ridley ScottIl tuo ultimo sguardo di Sean Pennmother! di Darren AronofskyEscobar di Fernardo León de Aronoa, continua ad inanellare ruoli non proprio riuscitissimi.

Un silenzio glaciale ha accompagnato il termine della proeizione stampa che, per un film che vorrebbe puntare su un fitto corollario di avvenimenti e di conflitti morali, è un risultato tutt’altro che auspicabile.

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