Miles Davis, “On the Corner”

Sono già pronti per  la guerra o per un’orgia, i ragazzi. Sanno tutto dei rituali, e balleranno nel breve tempo rimasto, non appena avrò finito il pensiero, allo scocchio di un colpo di tamburo. Dura poco, un pensiero, di fronte al richiamo. E un suono non ha altro che il corpo. I ragazzi discendono dai terminal bus e fanno un affluente, dai sentieri che sembrano sorpresi, attraversano il campo nell’aria incolore di marzo. Sono i giorni grigi delle prime sessioni d’esame. I locali della mensa resistono, ma sono assediati da ore. È questione di tempo, poi i pasti saranno vomitati e usati come palle di pesto, per lanciare la carica al palazzo.

Da quella parte le legioni metteranno alla prova la resistenza dell’amministrazione: controlleranno tutto il rettorato, e dalla torre del parcheggio ogni mezzo avrà il tema. Dal tetto, l’orchestra senza fili chiamerà la raccolta. Le ragazze senza veli mostreranno le borse di studio legate alle braccia, saranno dipinte di smalti e profumi  rispettosi dei colori della carne. Niente schermi ma palchi per la rivoluzione: saranno costruiti nel verso della notte, con le pire e i percorsi. La segreteria sarà il bunker, con gli ostaggi ridotti alla pace del corpo, avvolti nei completi, nelle camicie bagnate di sudore, zuppi di essenze artificiose e vetuste. Non resterà altro che il sudore, segno delle danze e della furia.  Al tramonto partiranno i corteggiamenti, nei fumi, senza uso di parole. Chi non ha coraggio, combatterà nello spiazzo per trovarlo, con uno straccio sul pube. Saranno lotte tra pari, di altezza e di peso, per la scelta di un compagno.

Davanti a me ancora cento persone aspettano un turno che non c’è. Le voci si coprono tra loro. Non ho più fame. Mi scopro le orecchie dagli auricolari e tutto si ferma. La giungla scompare. Sono in una gola per il pane, dove il sole arriva un’ora al giorno. Odore di pulito e refettorio. Tengo fermo lo sguardo un istante di troppo su un altro studente, nella fila di fianco. Siamo uguali nell’odio che muove la fame. Vorrei sfidarlo e sentirgli la gola. Lui mi guarda male.

 

 

Alfonso Tramontano Guerritore

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